Veramente, viviamo in una società scombussolata. Lo dimostra la discussione divaricata, contradditoria, sull’8 Marzo. E’ una festa? Non c’è nulla da festeggiare. Le mimose sono stucchevoli. Lasciamole sugli alberi. La parità non l’abbiamo ancora raggiunta e le ingiustizie sembrano negare il cammino percorso.
Emma Watson parte da sé per rivendicare, alle Nazioni Unite, uguaglianza tra uomini e donne. Patricia Arquette, nella notte degli Oscar, sostenuta da Meryl Streep, incalza: Basta con il divario negli stipendi delle donne.
Poi sì, è vero, la violenza continua a accanirsi sul sesso femminile. Ed è altrettanto vero che non si può non giudicare negativamente la sessualità maschile, il modo in cui gli uomini insistono a muoversi come padroni, come dominatori.
Solo che parlare di un sesso unicamente in termini di discriminazione (anche se discriminazione c’è) non serve agli uomini per riflettere su di sé; non serve alle donne per trovare gli strumenti adeguati ad aprire dei conflitti qui e ora contro lo sfruttamento e l’ingiustizia. Per la libertà.
Mi rendo conto che questo genere di conflitto non a tutte vada a genio. Per esempio, Roberta Pinotti, a capo del dicastero della Difesa, sembra preda di una curiosa invidia di ciò che distingue i maschi dalle femmine (si intende simbolicamente) quando dice, ai microfoni di Radio27, la radio appena nata della 27ora (a proposito, auguri alla redazione!): “Capisco che sono una donna e qualcuno possa pensare che non sono capace di ragionare sugli scenari…” riferendosi all’incauta promessa “Siamo pronti a qualsiasi intervento militare in Nord Africa”. Ha mai sentito, Pinotti, qualche suo collega ministro, lamentarsi che “Sì, capisco che sono un uomo”?
Certo, avvenimenti drammatici incalzano. E di fronte a questi avvenimenti, in assenza di un soggetto riconoscibile (una volta era il proletariato), è più facile trovare delle figure sostitutive come il dominio sulle donne da parte dei maschi carnefici. Benché questa operazione non dia conto delle tragedie del mondo e del senso oggi della sessualità, corpo, religione, politica.
Meglio dunque che in questa giornata e nei giorni a venire continui il lavoro sui sentimenti e sulla realtà. Un incrocio proficuo scoperto dal femminismo che non andrebbe mai abbandonato. Perché preserva dalle semplificazioni. Come le identità sessuali; la violenza; la guerra. Dunque, buon lavoro e buon 8 Marzo a noi tutte. E tutti.