Medianeras – Innamorarsi a Buenos Aires – film di Gustavo Taretto –
Il film, opera prima di Gustavo Taretto, apre con una garbata mini-lezione di architettura e una carrellata di diapositive di Baires che dimostrano la sua notevole sensibilità. Contrapposizioni di edifici alti e bassi, giustapposizione di stili, commistione di linguaggi e perfino copie di edifici nord-americani o europei, tutti rappresentati con le loro “rughe”: i segni del tempo, gli intonaci incrostati, le antenne e i cavi, tanti cavi che sembrano reggere edifici appesi.
Il regista conosce bene Buenos Aires (chissà forse ha studiato architettura) perché è nato lì in quella città che ama benché il film sia decisamente anti-urbano; ma nessuno dei protagonisti nonostante le infelicità, le fobie e le nevrosi indotte dalla metropoli, cerca mai un habitat alternativo.
Il film consiste in una favola urbana che si realizza per una voglia di vivere taciuta sotto angosce e delusioni affettive. Un po’ è proprio la città a essere ansiogena: un luogo dove non si vede mai un po’ di natura, di alberi o di giardini. Perfino il parco dove la dog-sitter porta i cani, è innaturale. Un po’ è invece l’attuale virtualità dei rapporti a alimentare depressione e a-socialità.
Martin, il protagonista è un web-site designer che passa quasi 24 ore su 24 al computer e che sta tentando di uscire lentamente dal suo isolamento. Fa tutto on-line: studia, fa sesso virtualmente, ordina il cibo, compra oggetti per la casa.
Mariana invece è appena uscita da una deludente storia d’amore di quattro lunghi anni e rifugge dai rapporti sociali, rintanandosi nel suo appartamento. Avendo la fobia degli ascensori, ogni volta che rientra, sale a piedi le rampe di scale fino all’ottavo piano. Nonostante sia architetto, ha fatto solo qualche lavoretto saltuario, arreda vetrine e l’unica compagnia che la rassicura è quella dei suoi manichini. Medianeras, come spiega la sua voce fuori-campo, sono le pareti per lo più laterali e cieche dei palazzi di Buenos Aires – ricordano il pignon parigino –spesso con finestre abusive che diventano i supporti per la segnaletica e le pubblicità (del resto il regista viene proprio dal mondo della pubblicità). In un certo senso le medianeras diventano metafore di divisione, dell’incomunicabilità in una realtà urbana, dove anche i condomini si sentono “inquilini” cioè precari e di passaggio.
La storia è raccontata gradevolmente e con ironia, i due attori interpreti dei single protagonisti, Pilar Lopez de Ayala e Xavier Drolas, sono accompagnati da una piacevole colonna sonora che alterna la musica leggera a quella classica proveniente dal pianoforte a coda del vicino.
Presentato a Berlino nella sezione “Panorama” nel 2011, Medianeras – Innamorarsi a Buenos Aires ha vinto il premio come miglior film e migliore regia al Gramado Film Festival nello stesso anno.