Si svolgerà a Verona mercoledì 28 maggio un incontro pubblico sul tema: CREARE LIBERTÀ –
QUANDO LE DONNE LEGANO L’UNIVERSITÀ ALLA CITTÀ. All’iniziativa, organizzata dalle 11 alle 13 presso la sala Farinati della Biblioteca civica in via Cappello 43, partecipano Chiara Zamboni, Luisa Muraro, Maria Luisa Perini, Gianluca Solla. Per la stampa saranno presenti:
Corinna Alboino (Verona In on line), Serena Betti (Radio Popolare), Elisabetta Gallina (Tele Arena), Angiola Petronio (Corriere Veneto), Anna Zegarelli (Radio Verona)
L’incontro prende spunto da questo documento a firma di alcune donne della comunità filosofica femminile Diotima:
Prendiamo l’iniziativa di questa assemblea pubblica per far conoscere alla città un avvenimento che la riguarda, affinché quel che è accaduto non rimanga nel chiuso dell’università.
Nelle abilitazioni nazionali, che si sono concluse negli ultimi mesi, a nostro giudizio è stato penalizzato quel filone di ricerca che mette al centro la differenza sessuale come parte dell’esperienza umana e fonte di sapere, e che attraversa criticamente il passato e il presente della nostra cultura. Questo corso di pensiero ha avuto inizio negli anni Settanta ed è proseguito ad opera di innumerevoli studiose e studiosi, in Italia, in Europa e negli Usa; ricordiamo soltanto un nome, quello di Luce Irigaray. Il rifiuto da parte delle commissioni di abilitazione in alcuni casi è stato esplicito.
Perché questo avvenimento riguarda la città di Verona e non solo l’università? Da molti anni questo pensiero ha trovato all’università di Verona e nella comunità filosofica di Diotima un luogo di elaborazione largamente riconosciuto. È importante sapere che il lavoro di Diotima è cresciuto assieme alla città attraverso uno scambio continuo sia con donne delle associazioni e del comune sia con altre molteplici realtà in movimento non solo di donne, ma anche di uomini. Hanno contribuito alla crescita comune anche i conflitti significativi che ci sono stati nell’interpretare in modo diverso il pensiero di matrice femminista. Si è trattato di conflitti radicalmente diversi dal vero e proprio rigetto che si è visto invece da parte delle commissioni universitarie.
Questo rigetto indebolisce la scommessa di vivificare le pratiche, i linguaggi, i saperi a partire dall’invenzione creativa di essere una donna, che chiama ad una scommessa simile gli uomini. Con questa iniziativa vogliamo sottolineare che di conseguenza questo indebolisce anche quel legame vivo con la città di Verona, che è venuto crescendo col tempo. Far conoscere questo è il nostro scopo.
Cos’è cambiato nell’università italiana, per cui è stato rifiutato tale pensiero? L’ultima legge di riordino dell’area – la legge Gelmini – ha dato criteri rigidi per essere riconosciuti afferenti nelle diverse discipline. Ora, se si vanno a leggere i giudizi delle commissioni per le abilitazioni delle aree umanistiche, non vengono più di tanto rigettati i contenuti specifici delle ricerche dove è in gioco una leva sessuata del sapere. Viene piuttosto giudicato inopportuno proprio lo stile innovativo che le ha prodotte, che per noi invece è in circolo con tali contenuti: l’attenzione alle relazioni come luogo di creazione di pensiero, la sperimentazione di una lingua attenta all’esperienza, l’arricchire il pensiero di narrazioni letterarie e biografiche, la pratica dello scrivere in due come simbolo di un legame. È proprio questo stile che ha portato al rigetto di tale produzione, in quanto non ben collocabile in una disciplina perché trasversale e non riconoscibile dai criteri fissati.
Questa non è una tendenza solo dell’università italiana, ma anche di altri paesi europei. È da chiedersi come mai, in questo momento di transizione, si vogliano chiudere in criteri disciplinari rigidi, non avvalendosi di contributi diversi e dell’apporto per cui una disciplina fa crescere l’altra.
Ma per noi qui in questa città tale torsione indebolisce proprio quella via sperimentale di pensiero avviato da studiose e liberamente coltivato da donne e uomini, pensiero che tanta parte ha avuto nel costruire con altre e altri un tessuto di esperienza viva, di scambio, di individuazione di un modo nuovo di associarsi e di pratiche di convivenza. È soprattutto questo che desideriamo segnalare con questa iniziativa. Vogliamo farlo sapere.
Chiara Zamboni, Luisa Muraro, Annamaria Piussi, Giannina Longobardi, Sara Bigardi e altre di Diotima