Gloria regia di Sebastian Lelio con Paulina Garcia.-
Veramente più che di adulti è un pubblico di donne acculturate, metropolitane, ad aver decretato il successo insperato (200.000 euro in pochi giorni) per questo piccolo film che arriva da Santiago del Cile. Un piccolo film di quelli ingenui, che ruota intorno a una protagonista molto normale (la bravissima Paulina Garcia) con il corpo di una cinquantottenne e la faccia senza ritocchi del chirurgo estetico.
Gloria è separata, ha due figli grandi. Le piace il sesso e le piace l’amore. Una sera, in una sala da ballo per single, incontra Rodolfo. Lei che ha paura di perdere il controllo se fuma uno spinello si lascia andare. Cerca la passione erotico-sentimentale, il gioco, il piacere. Vuole tutto. Rodolfo, un po’ vile e un po’ succube della ex moglie, delle figlie, sceglie la strada del senso di responsabilità. Risultato, la coppia si rompe.
Mi direte: è l’ennesimo “gentile omaggio alle signore” nel filone Erba di Grace, Marigold Hotel, Mamma mia! Del filone: le donne hanno paura della solitudine. Ma trovano la forza di reagire.
A me sembra che il film Gloria non parli tanto di una sessantenne in cerca di calore e affetto, quanto di donne che non si accontentano. Dalle pretese molto alte, alle quali non vanno giù i compromessi. Mentre ci sono uomini che optano per il compromesso. Alla fine, Gloria torna a ballare la canzone di Umberto Tozzi in versione spagnola. La sua non è una consolazione (magra) ma una decisione.