È andato molto lontano Ricardo Coler, lo scrittore argentino autore di Il regno delle donne (Nottempo, 214 pagine, 15,50 euro), per trovare un luogo dove le donne comandano. Le ha trovate esattamente a Loshui, un villaggio sulle rive del lago Lugu, nella regione Yunnan, la provincia della Repubblica Popolare Cinese che confina con Vietnam, Laos, Birmania. Lo hanno talmente colpito, le donne Mosuo, una popolazione di circa 25.000 persone che fa parte delle minoranze etniche della Cina, che ha deciso di tornarci. Per capire meglio cosa succede, quando il potere è femminile. In Italia in questi giorni, ne parla con passione, convinto che valga la pena di conoscere questo mondo differente.
Qual è stata la spinta a tornare nel villaggio Mosuo?
«La motivazione ufficiale è che volevo conoscere meglio un luogo in cui nessuna donna viene picchiata, o considerata un essere inferiore, in cui nessuno ha una mentalità machista, nemmeno gli uomini»
Ma lei cosa cercava?
«Volevo vedere cosa succede quando comandano le donne. In un viaggio precedente mi ero trovato tra i Mosuo per un tempo breve, ma avevo capito bene che sono le donne ad avere il comando. Non avevo avuto modo di approfondire. Così ho programmato di fermarmi con loro per un periodo abbastanza lungo»
Che effetto le hanno fatto queste donne? Come vivono?
«Sono molto contente. E anche gli uomini».
Ecco, gli uomini. Come sono gli uomini Mosuo?
«Va detto che tra i Mosuo non c’è nessuno di quei comportamenti che tradizionalmente consideriamo maschili. Gli uomini non sono aggressivi, non litigano, non sono violenti. Della violenza ci si vergogna. Profondamente».
E cosa ne pensano, gli uomini?
«Anche loro sono molto contenti, si trovano molto bene. Si confrontano con i loro vicini, gli Han, che hanno comuni costumi patriarcali, e pensano di essere molto fortunati, a essere Mosuo».
Ecco, vediamo le differenze. Non c’è il matrimonio, vero?
«No, le donne possono scegliere liberamente i loro compagni, anche uno per notte. Sono loro a dare il segnale, poi l’uomo va a casa di lei, per tornare a casa la mattina presto. A casa della madre, si noti. Perché non si formano coppie, le case sono delle donne, delle madri appunto. Ognuno rimane nella casa natale, da cui non si muove»
E figli di chi sono, come crescono?
«I figli sono delle donne, crescono con loro, nelle loro case, dove loro comandano. Non esiste il padre, la paternità. Spesso le donne non sanno chi è il padre, e ogni caso non gli si dà peso. Però gli uomini sono tutti molto affettuosi con i bambini, se ne occupano, giocano, passano molto tempo con loro».
Insomma, le donne Mosuo sono sessualmente libere. Ma non si innamorano mai, non vogliono sposarsi?
«È questa la cosa che mi ha colpito di più. Sono libere, hanno una vita sessuale anche molto intensa, ma non aspirano al matrimonio. Anzi. E così anche gli uomini. Questo non vuol dire che non c’è l’amore. Libere e liberi di scegliersi e di amarsi, si creano rapporti che possono durare a lungo, anche tutta la vita. Ma queste coppie non vivono mai insieme, non condividono mai la casa, la vita quotidiana».
E loro come lo spiegano?
«Non potrei vivere con un estraneo, o un’estranea, dicono. Insomma qualcuno che non fa parte della famiglia materna. A osservarli, sembrano proprio contenti. E per gli uomini, ci sono molti vantaggi, hanno meno responsabilità e molto tempo libero».
E le donne, come esercitano il comando?
«Nella famiglia, nel villaggio, si occupano di tutto. E danno gli ordini, trattano chiaramente gli uomini dall’alto in basso, e si aspettano di essere ubbidite. Come avviene regolarmente. Ma il loro comando non annichilisce, non distrugge. Non è come nelle società dove gli ordini li danno gli uomini, i patriarchi. E gli uomini Mosuo sono contenti, certo si preoccupano di non contrariarle. A tutte le domande rispondono che stanno bene, anche a guardarli, si mostrano soddisfatti».
E lei, che idea si è fatta di questo modo diverso di comandare?
«Una grande differenza che mi è balzata agli occhi è che le grandi matriarche, cioè le autorità della casa, del villaggio, sono sempre attive. Danno ordini, organizzano il lavoro di tutti, anche nei campi, ma ne sono partecipi sempre. Cioè fanno qualcosa che a loro piace fare, non se ne stanno in panciolle a guardare e dare ordini. Come fare il patriarca anziano. Questo mi sembra una differenza visibile. È un altro modo di comandare».
Sono donne attraenti, femminili?
«Si, sono donne che esercitano la civetteria, che si fanno desiderare. C’è un accorgimento. Dividono il giorno dalla notte. Di giorno sono le matriarche. Di notte sono libere, di desiderare e farsi desiderare. A letto non danno ordini»
Pensa che siano interessanti per le donne occidentali?
«Forse non su tutto, le occidentali cercano uomini diversi, mi sembra. Eppure molte donne vivono da sole, allevano i loro figli non sempre dello stesso padre. Scelgono i loro partner. Certo le donne Mosuo sono più contente»