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Microcritiche/ Si riparla di amore. Un fatto politico?

22 Luglio 2013
di Alberto Leiss

Un effetto gradevole – forse – della crisi è che le nostre visite in libreria ora possono concludersi con qualche piccola e piacevole sorpresa. Uno annusa certi grossi tomi, molto interessanti, ma certo impegnativi, e poi quando guarda il prezzo rimette il volume nello scaffale. Con vari sentimenti di delusione, impotenza, rassegnazione ecc. Poi si avvicina alle casse e si imbatte in quantità notevoli di minuscoli librini, a prezzi decisamente accessibili. E con titoli assai interessanti. Anche graficamente molto gradevoli ( a voi non capita di comprare un libro, specie se piccolo, perché ha una copertina ben disegnata e caratteri tipografici eleganti?).
Ho dunque letto d’un fiato – complice un lungo viaggio in treno – due libretti sull’amore.
Un filosofo di origine coreana, ma che insegna in Germania e scrive in tedesco, Byung – Chul Han, descrive l’”Eros in agonia” che sarebbe in grande misura il prodotto del capitalismo globale e consumista che ci attanaglia. Il consumismo che tutto assimila e che coltiva il narcisismo individuale ci precipita nell’ inferno dell’Uguale. Mentre un amore degno di questo nome può nascere solo di fronte e in relazione a un Altro. Un altro che stabilisce differenza, distanza, negatività anche. Senza questo non c’è Eros. Byung lo dimostra con un paradosso, citando il film Melancholia di Lars von Trier. Justine, la protagonista, guarisce dalla depressione perché sempre più attirata dal disastro (anzi dis-astro) del pianeta che si avvicina e che distruggerà la terra. E’ questa relazione negativa, ma vera e intensa, che riattiva la sua capacità di amare (nel caso la sorella e il nipote). Più in là Byung cita il mio secondo libretto: un “Elogio dell’amore” pronunciato dal filosofo Alain Badiou, intervistato da Nicolas Truong. Questo testo mi è piaciuto assai più del primo.
Intanto Badiou respinge, pur non disprezzandola soprattutto da un punto di vista artistico, quella visione romantica che esaurisce l’amore nella magia dell’incontro e che è quasi sempre legata a un destino di morte. La storia di Tristano e Isotta, per esempio. Non a caso la musica di Wagner – certo bellissima – è l’ossessivo commento al film di von Trier.
Anche Badiou vede l’amore minacciato in un mondo che – nei siti specializzati sul web – offre relazioni garantite da ogni rischio fisico e sentimentale. Una sorta di eros “immunizzato” dal conflitto, simile alla guerra a “morte zero” propagandata a un certo punto dall’esercito americano.
E le definizioni di amore – una cosa essenziale per la vita che oggi, come scrisse Rimbaud, deve essere reinventata – offerte da Badiou, mi sembrano molto belle: l’amore è una “procedura di verità”, è la “scena del Due” che, accettando la prova e anche la durata, costituisce una “esperienza del mondo dal punto di vista della differenza”, è una “avventura ostinata” che cambia la verità e il mondo stesso. E non solo perché spesso nascono bambini.
Un amore così definito e vissuto, che ha una tensione all’universale nella differenza, ha anche un senso e un valore politico?
Per il filosofo francese la politica riguarda l’agire collettivo, e a differenza dell’amore, comprende la figura del nemico. Qui semmai si tratta di “dare la definizione più precisa e ristretta possibile” del nemico politico. E tuttavia, tra una politica che reinventi la possibilità di un cambiamento che può ridirsi “comunista” e il “lavoro della differenza nell’amore” esiste una “sorta di risonanza segreta”. Sono come due “strumenti musicali – dice Badiou – completamente diversi per timbro e intensità che, messi insieme nello stesso brano da un grande musicista, convergono misteriosamente”.
A me, in realtà, sembra proprio un bel programma politico.
E a voi?

DA LEGGERE:

Alain Badiou – Elogio dell’amore – Neri Pozza -111 pag – 14 euro

Byung – Chul Han – Eros in agonia – nottetempo – 95 pag – 7 euro

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