Vorrei scrivere, dopo il primo turno delle amministrative, un piccolo elogio della saggezza del cittadino/a – elettore/elettrice.
Scandalo per la sempre più bassa partecipazione al voto?
Ma se l’offerta politica, culturale e personale dei partiti e dei movimenti che partecipano alle elezioni è sempre più deludente perché bisognerebbe votarli? E’ più saggio astenersi – criticando in questo modo tutti – che votare per chi dice “sono tutti uguali” e poi non sa dimostrarsi in grado di fare scelte per cambiare le cose.
Ovvio che per giudizi finali bisogna aspettare il secondo turno. Ma sono già evidenti alcune cose.
Il Pd era stato dato per spacciato, finito, distrutto, auto dissolto. E invece – pur perdendo come tutti molti altri voti – non se la cava poi così male in termini relativi.
Dopo una pessima campagna elettorale alle politiche e il disastro delle elezioni del presidente della Repubblica, con il conseguente bis di Napolitano e il governo delle “larghe intese”, mi ero azzardato a dire che nel dramma del Pd si poteva scorgere una paradossale vitalità caotica, migliore delle rigide, ottuse e anche peggio obbedienze ai Capi riscontrabili a destra e tra i grillini.
Il Corriere della sera (editoriale di Antonio Polito del 29 maggio) si è precipitato a sentenziare che il popolo chiede governo (quindi bene per questo governo?). Io penso che l’elettorato in maggioranza vorrebbe oggi soprattutto un profondo cambiamento. Ma è abbastanza consapevole – e forse anche rassegnato – del fatto che il dramma economico e sociale vissuto da tante persone sconsigliava un immediato ritorno al voto in un clima di incertezza acuito dalla pessima legge elettorale. Servono alcune decisioni immediate per fronteggiare la crisi.
Il Pd – al netto di errori enormi e di comportamenti incredibili – ha in fondo dimostrato due cose: Bersani ha cercato sinceramente, per quanto maldestramente, un accordo con Grillo per il cambiamento. Ha sbagliato, ha perso e si è dimesso. E il suo partito ha accettato di andare al governo con la destra mettendoci la faccia. E’ sempre in tempo a concludere la propria catastrofe. Ma potrebbe anche dimostrare di saper fare qualcosa di meglio. So per esperienza diretta che non è vero che destra e sinistra sono uguali. Il Pd può reggere anche perché è un partito di potere, specialmente a livello locale. Ma questo potere, spesso in alleanza con altre forze di sinistra, non è sempre e comunque quella cosa orribile di cui parla la casta dei giornalisti specializzati nella polemica anti-casta (dei politici).
Grillo va male e se la prende con gli italiani (specialmente pensionati e dipendenti pubblici, più o meno equiparati alla suddetta casta) e con i maledetti media. Varie cose che dice sono anche giuste e vere, così come sembrano persone bene intenzionate vari suoi eletti. Ma è del tutto prigioniero di quel regime linguistico spettacolare che dice di contestare (dove domina, come ci ha insegnato Debord, il “falso indiscutibile”) . Del resto è un comico, un attore. Recita bene ma come politico ha deluso chi si era fidato di lui.
Simile in questo a colui che definisce lo Psico-nano. Berlusconi è stato dipinto come il dominus assoluto della situazione, ma insisto: non mi sembra vero. Nessuno può fermare i processi che lo inseguono. E che – anche a prescindere da ogni valutazione sulla consistenza giudiziaria delle accuse – ci ricordano ogni giorno una elementare evidenza. Nonostante la forza con cui sa affermare che questo mondo – il suo mondo – è il migliore dei mondi possibili, lui ha clamorosamente fallito per debolezze personali e incapacità di governo. Ha trascinato l’Italia sull’orlo di un baratro, e gli italiani, che pagano anche per questo, nella stragrande maggioranza non lo dimenticano. Purtroppo non trovano ancora una alternativa realmente credibile.
Gli elettori dimostrano dunque di essere saggi. Chi fa politica dovrebbe saperne tenere conto.