Ieri a Roma i commenti che ho sentito nella città bloccata, dove in centro si girava solo a piedi, e ci si scambiava – gentilmente – informazioni su dove passare, ho sentito una voce diversa della città, una voce che taceva da troppo tempo.
Anche nel circolare di notizie di scontri, o nelle zone degli scontri, non c’era paura, o rabbia.Non c’erano facce chiuse, indifferenza ostile, isteria frenetica, quel ” io non devo fare tardi al mio appuntamento, del resto nun me frega niente” così comune in questi anni.
Quello che più ho sentito è stato “poveri ragazzi, che devono fa’?”
È una voce che non è arrivata al sindaco, ai giornali, alle tv che hanno giocato la solita carta dei soliti facinorosi. Forse non è politica, questa voce, forse è solo un sentimento. Ma una politica senza sentimenti, che politica è?