“Io e te”, film di Bernardo Bertolucci con Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco –
“Sardina in un banco di sardine”. Così Niccolò Ammaniti scriveva e descriveva Lorenzo Cuni. Ispirandosi a Ammaniti, Bernardo Bertolucci (che torna dietro alla macchina da presa dopo nove anni di silenzio), segue un ragazzino brufoloso, dagli occhi incredibilmente azzurri. Inquieto, solitario, di quelli che temono il fuori ma si sforzano in modo sgraziato di tenerlo a bada, Lorenzo prova a imitare i comportamenti degli altri adolescenti, cercando di districarsi dall’abbraccio ansioso della madre che non ha trovato di meglio se non mandarlo dall’analista: un inizio del film intrigante.
Nella condizione di assediato, il quattordicenne decide di nascondersi nella cantina della sua stessa casa. Sarà la sua finta “settimana bianca”. Confinato con le merendine, il computer, il cellulare e lo spazzolino da denti. Nella caverna di Platone dalle mura scrostate c’è un altro protagonista: la musica. Spesso quella antica, di quando non era nato, dei Ramones, sentita attraverso le cuffie e l’iPad. Finché irrompe la sorella Olivia, un mostro meraviglioso, una specie di King Kong nella pelliccia lunga fino ai piedi. Tossicodipente, sta “a rota”, pretende, comanda. I due fratelli, estranei rinchiusi ognuno nelle sue difese, si riconoscono sulle note di “Space Oddity” di David Bowie, trasformata da Mogol in “Ragazzo solo, ragazza sola”. Ballano abbracciati e in quel tempo passato uno accanto all’altro, hanno ascoltato la reciproca richiesta d’aiuto. Così – forse – riescono a uscire fuori dalla notte, dalla paura. Lorenzo, incamminandosi verso casa, sorride.