Nel film di Mona Achache tratto dal romanzo di Muriel Barbery, L’eleganza del riccio, la protagonista che fa la portiera ed è una onnivora e raffinata lettrice, si nasconde agli occhi dei condomini mettendo nella portineria la tv a tutto volume, mentre lei sta chiusa in camera con Dostoevskij. La recente ricerca dell’Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma e del circuito Biblioteche del mondo si interessa proprio di un fenomeno nascosto, ovvero il consumo culturale di tate, colf e badanti straniere nella Provincia di Roma, che possiamo idealmente affiancare alle altre province italiane. Cosi vicine, così lontane si è affidata a otto comuni della provincia capitolina, quelli dove è concentrato il maggior numero di straniere e stranieri residenti, per indagare cosa e come leggono le persone che costituiscono una costola importante del nostro paese, del pil, della previdenza sociali e pressoché ignorata nei suoi consumi ed esigenze culturali.
La ricerca – svoltasi con la collaborazione di due storiche associazioni romane (No.Di. e LIPA) – è stata edita in un volume scaricabile all’indirizzo http:// www.provincia.roma.it/default/files/Libro ricerca badanti.pdf. , mostra aspetti sconosciuti, l’altro volto delle donne (in maggioranza, ma c’è un piccolo capitolo dedicato ai cinque badanti intervistati e che invece avrebbe meritato una indagine più approfondita) che abitano le nostre case per pulire e accudire. La maggioranza di loro legge e lo fa in italiano – segno che la lingua è un dato acquisito anche quando non perfezionato – e la stessa maggioranza (52% delle intervistate) si rammarica perché non ha tempo a sufficienza per farlo. Le donne leggono quando possono: sulla metro, sul treno che le riporta a casa, nelle giornate di riposo. Cosa leggono? Romanzi, poesie, classici della letteratura mondiale, mostrando conoscenze che sorprendono solo noi italiani, storicamente lettori deboli, e forse pronte a battere idealmente in una gara i loro datori e datrici di lavoro.
Chiedere alle persone cosa leggono significa scoprire chi sono e cosa sognano: così la ricerca parte dal consumo di libri per estendersi alle ragioni del progetto migrante e alle speranze per il futuro, che significano ritorno a casa, ricongiungimenti familiari ma anche riconoscimento della formazione superiore fatta nel proprio paese di origine. Donne, che secondo le parole della Vicepresidente della Provincia Cecilia D’Elia (quando era componente per la stessa istituzione della Commissione delle Elette aveva voluto anche la bella ricerca relativa alla qualità della vita nella provincia di Roma), dovrebbero far parte di un progetto culturale più ampio che le coinvolgesse e le vedesse beneficiarie in maniera più diretta.
Aggiungerei anche più partecipi alla vita pubblica, sociale, politica del paese: anche noi donne tessitrici di femminismi gruppi e convegni multiformi non riusciamo ancora a dare a questa realtà umana il giusto rilievo.
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