Merci / Desideri

produrre e consumare tra pubblico e privato

Mangiare, riciclare

15 Ottobre 2012
di Monica Luongo

Le melanzane avevano qualche macchia e non erano state vendute al mercato romano del Circo Massimo; anche l’uva era rimasta in abbondanza sugli stessi banchi, invendibile nei giorni a seguire, e così pane e panini da alcuni forni della capitale. Oggi, con tutti questi alimenti considerati impropriamente di “scarto”, e con la pasta il cous cous che sono stati donati e pochi altri ingredienti, lo chef Filippo La Mantia ha preparato un pranzo buffet utilizzando ciò che altrimenti sarebbe finito nei cassonetti dell’immondizia. L’occasione ghiotta, è il caso di dirlo, e per una volta poco mondana nel senso più frivolo del termine, ha coronato il Convegno che si svolge oggi all’Ara Pacis e dedicato alla sicurezza alimentare e alla nutrizione (“Alimentare la terra, coltivare il futuro”), promosso dal Ministero degli Esteri, la Cooperazione italiana allo sviluppo, la rappresentanza italiana presso l’ONU a Roma, Roma InCon Tra, Radiodue-Caterpillar, e il Last Minute Market, nato dalla perseveranza del Preside della facoltà di Agraria Cesare Segrè.

Domani si celebrerà infatti la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che mette sulla bilancia numerosi temi, primo tra tutti il contrasto stridente tra l’eccesso di consumo di cibo dei paesi più avanzati e la fame perdurante di quelli più poveri.

La prima questione riguarda il 12.5% di persone ancora denutrite nel mondo (Rapporto sulla sicurezza alimentare 2012 redatto da FAO, IPAD e WFP), circa 870 milioni di individui. Il numero è diminuito rispetto ai 18.6% del 1990, ma i numeri a volte ingannano perché la diminuzione non ha riguardato l’Africa, dove invece le persone che soffrono la fame sono passate da 175 a 239 milioni. Chi non si nutre a sufficienza è povero e vive in una terra avara, difficilmente coltivabile o arida, utilizza tecnologie arretrate e monocolture intensive.

La seconda questione riguarda invece chi invece mangia molto, ingrassa e spreca (energia, acqua, territorio) per ammalarsi in molti casi e finire per gravare sui costi della sanità. Spesso, ormai è noto, non si tratta di persone benestanti, ma di indigenti che si ritrovano negli economici fastfood a scapito del loro colesterolo.

Nell’incontro di oggi si è parlato molto di chi spreca in casa, ma io non credo che questo riguardi e incida in maniera significativa nella vita degli italiani, la cui tradizione alimentare ha ancora una impronta fortemente tradizionale. La carta pesante dello spreco si gioca nella smisurata quantità di alimenti invenduti nei supermercati perché appena scaduti o in scadenza ma ancora assolutamente commestibili, e le migliaia di pasti già pronti che non vengono utilizzati in mense e ospedali. Last Minute Market (http://www.lastminutemarket.org ) è nato proprio per ridistribuire le eccedenze di cibo ai centri di assistenza per meno abbienti in tempi ristretti per evitare il deterioramento di cibo. E in molti si sono uniti per estendere la campagna ad altri tipi di eccedenze, come l’energia e l’acqua, promuovendo la campagna “Un anno contro lo spreco” (http://www.unannocontrolospreco.org ), che coinvolge Comuni virtuosi e movimenti.

Il terzo elemento chiave legato al cibo è l’inevitabile ricaduta degli scompensi sulle donne: nei paesi più ricchi come in quelli poveri la responsabilità della gestione e produzione del cibo e dei pasti è loro appannaggio; la loro educazione alimentare e il loro accesso diretto alle risorse può decidere i destini dei loro figli (ancora oggi in Africa le famiglie mandano a scuola i bambini e non le bambine se la scuola non provvede alla refezione); in condizioni più abbienti vengono responsabilizzate per i disturbi alimentari dei loro figli. Insomma una degenerazione culturale a cui bisognerebbe prestare più attenzione, vista la mole di argomenti legati al cibo e il continuo parlarne che se ne fa in altri contesti, come quelli televisivi dei realities.

Per il Kenya, infine, il diretto impegno del Ministero degli Esteri, delle agenzie ONU del polo alimentare e di Biodiversity nella campagna “Crescita” per le donne dei distretti colpiti da siccità e le iniziative della Cooperazione allo Sviluppo nello stesso paese per il potenziamento delle cooperative di agricoltori, con il coinvolgimento diretto delle donne.

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