Tempo fa, prima che Laura ci lasciasse, avevamo parlato del mio desiderio di scrivere qualcosa sulla nostra relazione per il gruppo aperto del mercoledì. Lei ne era stata molto contenta e quindi tenterò di farlo perchè penso che nella nostra relazione amicale la” cura” sia stata determinante, fondamentale.
Ho sviluppato verso Laura un sentimento di profonda gratitudine e penso che il nostro rapporto sia stato un piccolo “miracolo”. Questo miracolo si ripeteva ogni volta che, nelle sere d’inverno, cenavamo insieme
noi due. Lei arrivava trafelata come al solito. Io avevo preparato qualcosa di buono da gustare con calma.
Si stabiliva una intimità intelligente: pur parlando di politica generale, di politica delle donne, di libri letti, di cose viste o accadute, riuscivamo sempre a toccare le parti più nascoste di noi. Lei era maestra nel trattare con leggerezza e umorismo le parti in ombra ed entrambe brave a svelare all’altra le sue parti più belle e luminose.
Avevamo molta voglia di ascoltare quello che l’altra aveva da raccontare, sicure che in qualche modo ci saremmo arricchite. Rispettavamo i tempi dell’altra ma senza fatica perché nessuna toglieva spazio: era qualcosa di musicale, c’era tanto ritmo.
Quando si parlava di qualche problema pratico o affettivo, da risolvere, proponevamo ipotesi, senza forzature; spesso si rivelavano molto utili. Se si verificava una situazione conflttuale confliggevamo, ma sempre con rispetto, pronte a riflettere sulle posizioni dell’altra. La fiducia nelle capcità dell’altra di leggere la realtà faceva si che riflettessimo individualmente sulle ragioni del conflitto, disposte quando ci si rincontrava a riconoscere quello che di buono c’era nella posizione dell’altra, pur non concordando su tutto.
Insomma, pur non essendo più giovincelle, ci siamo aiutate a crescere e questo mi sembra un dono magnifico.