Ho conosciuto e imparato a stimare Laura da quando, molti anni fa, di fronte a certi miei modi di fare istintivamente e scioccamente imperiosi seppe schernirli con una arguzia cosi acuminata e gentile al tempo stesso da rivelare, senza volerlo, una intelligenza e un animo incomparabili.
Da allora non ho più smesso di apprendere da lei la capacità di capire gli altri, una capacità che si manifestava anche nel suo modo di costruire le case per tante e tanti di noi, come è stato scritto benissimo sul Manifesto da Ida e atre delle sue più care amiche.
Ogni cattiveria del mondo e ogni meschinità la stupivano come cose assurde, prima ancora di ferirla profondamente. Dovrei dire, dato che mi sono occupato di politica per tutta la vita, del ringraziamento che le si deve per il suo volontariato in ogni causa che le apparisse degna, a partire dalla necessità di pulire il mondo dalla sopraffazione, violentemente stupida, implicita nel maschile assunto come misura del valore.
Ma la sua dote umanamente, e dunque politicamente, più straordinaria e avvincente era nel suo modo di essere, fatto di generosità e di bontà come risultato di una consapevolezza tanto piena che il suo impegnarsi per gli altri appariva quasi un dato della natura e non della volontà.
Perciò è così mostruosamente ingiusto che se ne sia andata quando era nel pieno della maturità e della capacità creativa e che sia ora un vecchio a dire il suo addio.
Ma Laura vivrà in ognuno che l’ha conosciuta e ha imparato a volerle bene.