La Commissione Giovannini nel suo recente rapporto “Economia non osservata e flussi finanziari” cerca di far luce e fornire numeri dettagliati relativi all’evasione fiscale in Italia. Argomento di moda, tanto che il rapporto è stato ripreso da tutti gli organi di informazioni e la caccia all’evasore inizia ad avere nuove caratteristiche, sia in termini di consapevolezza e sostegno della popolazione, che di posizioni che in alcuni casi rischiano di apparire come una nuova caccia all’untore.
Quello che ci interessa qui è piuttosto il profilo o i profili delle evasore. Sebbene un paragrafo del rapporto (a pag.89) si chiami Tassi di evasione per genere, classe di età, area geografica e tipologia di contribuente, di genere poco si indaga: la lunga tabella elenca il numero dei contribuenti presentato da IBFI (Indagine sui Bilanci delle Famiglie Italiane) e da SOGEI (l’Anagrafe tributaria del Ministero dell’Economia). Secondo i primi in Italia vi sono 20.699.000 contribuenti uomini con un reddito medio annuo netto di 18.932 euro; 20.335.554 donne con un reddito medio annuo netto di 11.904 euro. Per i secondi gli uomini sono 21.612.453 con un reddito medio di 15.653 euro e 18.879.643 donne con un reddito medio di 10.725. La differenza di redditi tra le due fonti non è poca: 3.278 euro per gli uomini, 1.178 per le donne.
La media del tasso di evasione è del 17.3% per gli uomini, del 9.9% per le donne. Fin qui, a parte la non facile comparazione tra le due fonti e soprattutto non sapendo il perché della discrepanza, resta in ogni caso abbastanza chiaro che la differenza del tasso di evasione tra i due sessi è proporzionale al numero dei dichiaranti, così come è per altri versi evidente la differenza di reddito tra uomini e donne. Purtroppo il sipario di genere si chiude qui: il rapporto indica numeri e percentuali relativi alle fasce di età, alle categorie professionali, alle aree geografiche, ma in tutte queste variabili il sesso scompare, proprio come nelle Barbie.
Partendo dal presupposto che non esistono solo donne di specchiata moralità che pagano le tasse, tenendo ben presente che molte donne sono a carico fiscale – nella realtà o fittiziamente – dei loro mariti, non so se evadono di più le giovani (vale per la categoria -44 anni u/d), le residenti nel centro Italia, le lavoratrici dipendenti o le libere professionisti (per togliervi la curiosità, i tassi di evasione più alti si registrano tra i liberi professionisti e quelli che elegantemente vengono definiti rentiers, ovvero coloro che ricavano redditi da proprietà immobiliari in cui non risiedono, leggasi alla voce affitti in nero).
Da oltre dieci anni la Banca Mondiale chiede a tutti i paesi del mondo di fare uno sforzo per disaggregare ogni dato che riguardi paesi e nazioni per genere (che non significa in generale solo uomini e donne, ma anche bambine/i, anziani/e), le amministrazioni locali provano da tempo le esperienze del bilancio del genere e del gender responsible budget. Così anche io vorrei conoscere la tipologia della evasora italiana, oltre a quella con cui combatto tutte le mattine al banco del mercato quando chiedo lo scontrino per la frutta che compro. MI manca come al solito una porzione del viso italiano di questi ultimi anni, quello di genere evasora femminile.