Riceviamo da Stefano Ciccone questo testo in previsione della manifestazione romana di sabato 15 ottobre:
Se non posso ballare, non è la mia rivoluzione
Lettera aperta sulla mobilitazione internazionale del 15 OTTOBRE 2011
Le donne e gli uomini del collettivo Riprendiamoci la politica invitano tutt* a partecipare alla manifestazione di sabato e si associano ai molti appelli lanciati in questi giorni dai gruppi e dalle associazioni nonviolente e femministe.
Saremo in piazza, assieme a student*, lavorat*, immigrat*, con i nostri corpi, con i nostri diritti, con i nostri bisogni e le necessità quotidiane, per sostenere che non siamo noi a dover pagare le scelte economiche, sociali e politiche di chi ha determinato la crisi.
La crisi non è un evento naturale e le risposte non sono obbligate e inevitabili. La crisi non è frutto di un complotto ma di un modello di consumo e di produzione insostenibili, dal governo neoliberista della globalizzazione che produce soprusi e delle ingiustizie in tutte le parti del mondo e colonizza i nostri desideri e la nostra socialità.
Parteciperemo al corteo romano raccogliendo l’invito di promosso da Antagonismogay, Laboratorio Smaschieramenti, MIT Movimento Identità Transessuali e Sexyschock, a costruire uno spezzone femminista e GLBT, perché condividiamo le pratiche partecipative e le forme di mobilitazione che caratterizzano queste culture politiche; perché siamo lontan* dai militari e da chi li imita, perché non ci riconosciamo in chi scende in piazza col volto coperto, lancia bottiglie, incendia cassonetti e sfonda i cordoni della polizia.
Queste modalità di piazza sono politicamente controproducenti e culturalmente subalterne: rimandano ai modelli virilistici e ai più beceri stereotipi machisti che ogni giorno combattiamo; sono omologanti e irrispettosi della irriducibile singolarità e della libertà di ognun*.
Le forme di lotte e i linguaggi che mettiamo in campo sono parte della nostra politica, della nostra cultura.
Vogliamo trasformare la rabbia in politica, esprimere la nostra creatività e autonomia.
La radicalità non si misura sulla disponibilità allo scontro in piazza. Le storie e le esperienze di lotta dei movimenti femministi, nonviolenti e GLBT ci dicono che la radicalità delle proprie ragioni e del proprio desiderio di trasformazione si misura sulla capacità di produrre proposte innovative rispetto all’ordine delle cose, smascherando logiche di dominio, norme e regole date per “naturali” e per questo invisibili.
Non abbiamo solo da urlare la nostra rivolta; abbiamo da far valere le nostre buone ragioni, le nostre storie e culture, la nostra alternativa al neoliberismo.
Riprendiamoci la politica, perché se non possiamo ballare, non è la nostra rivoluzione.
Appuntamento sabato 15 alle 14 in Piazza Esedra- Roma- Per adesioni e comunicazioni: [email protected]; [email protected]