Discutibili o non, il messaggio a chi il potere lo gestisce è arrivato in maniera simbolicamente forte in Campidoglio (e in qualche altro comune italiano). Il Tar del Lazio ha annullato la giunta Alemanno perché non rispettosa delle quote femminili, incluse anche nell’art.5 del Statuto della capitale. Il tribunale ha accolto i ricorsi di donne del Pd, Verdi e Sel, dimostrando quello che oramai è un dato inconfutabile, e cioè che in numeri della parità vanni rispettati.
La replica di Alemanno è stato pronta (nessuno pensava che la giunta sarebbe caduta per questo): lunedì Rosella Sensi, a capo di una società petrolifera e ex presidente della A.C. Roma, diventerà assessora allo Sport, anche se questo non basta , perché Sensi si aggiungerà all’unico altro nome femminile in giunta, Sveva Cutrufo, che si occupa delle Politiche sociali. Dunque ancora poco per raggiungere il 30%, perché il rapporto sarà ancora di 10 a 2 e bisognerà provvedere. Vedremo.
Ma intanto, a noi che con altre abbiamo sempre creduto che l’imposizione delle quote fosse una misura emergenziale che necessita laddove la prevaricazione dell’esercizio del potere degli uomini si fa spregio di ogni regola, sembra che la sensibilità alla presenza delle donne nelle amministrazioni locali sia oramai un dato acquisito. Per l’immediato presente e per il futuro, si tratterà di fare scelte che non siano dettate solo dalla cooptazione e alle donne di governare come fanno già in altri luoghi e da tempo, verificando se e come si faranno portavoce delle istanze di genere, cioè di donne e uomini, anziani e bambini.
Per ora, a livello di governo nazionale, non le abbiamo sentite dai banchi della maggioranza colpire la nuova manovra finanziaria che non a torto Susanna Camusso a Siena ha definito “misogina”. Se non per questo per cosa ci affatichiamo – noi elettrici di destra e sinistra – a sostenervi?
Monica Luongo
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