Polemiche sul manifesto per la festa romana dell’Unità. Polemiche femminili, perlopiù. A noi il manifesto non pare né sessista né volgare ma non è questo il punto. Il punto, piuttosto, è sul compito (politico) che si sono date quante hanno protestato. E se questo compito sia giusto, utile, efficace. O non si tratti, piuttosto, di un modo semplificato di fare politica che si scontra con le dure repliche della realtà.
Realtà che è davanti ai nostri occhi. Una nudità pazzesca in autobus, per le strade, alla festa romana del Pd, di Sel, pure in piazza San Pietro. Le ragazze – le nostre figlie, anche noi nei tempi andati – girano tranquillamente strette nei loro shorts inguinali. Non sappiamo se come risultato della mutazione antropologica operata dalle tv di Berlusconi o per via del relativismo etico che le ha corrotte o perché sono fiere del loro giovane corpo.
Comunque, noi signore più antiche dobbiamo proprio assumere il ruolo di donne-censore, imbrigliando il vento che cambia con i pregiudizi sessuofobici, o non sarebbe preferibile ispirarci alle simpatiche e molto conflittuali “Slut” che, in calza a rete, biancheria intima ben esposta, vestite insomma in maniera sommamente inadeguata, rivendicano il diritto di abbigliarsi come vogliono, senza venire stuprate?