E’ assolutamente casuale che le tre deputate incinte siano state tutte per la sfiducia a Berlusconi, ma qualcuno, forzando, potrebbe attribuire al fatto un significato augurale. E’ certo più che simbolico ciò che ha rivelato: che per il nostro Parlamento la gravidanza non esiste.
Infatti non è previsto alcun congedo di maternità. Le assenze legate alla gravidanza e al parto sono considerate malattia e come tali abbassano il quorum dei votanti, a differenza di quelle per missione. Nel caso specifico avrebbero avvantaggiato la maggioranza. Ma non era una “missione” la maternità?
Il fatto che la gravidanza sia assimilata alla malattia “è una distorsione simbolica e politica” aveva scritto Federica Mogherini in una lettera al Presidente della Camera (Corriere della sera, 5 dicembre). Era giugno, il voto di sfiducia non era ancora all’orizzonte, ma la deputata del PD aveva già fatto esperienza di tale “distorsione”. Due anni prima, infatti, dovette rassicurare elettori imbufaliti che la attaccarono sul suo blog come deputata assenteista: “Vivevo una gravidanza a rischio, per questo sono stata spesso assente”. Alla fine perse il bambino ma fu costretta a rendere pubblico il privato più privato.
Lo ricorda Iacobo Iacoboni nella sua rubrica Arcitaliana su La Stampa.it (13 dicembre). “I regolamenti parlamentari che non fanno i conti con la presenza femminile lasciano passare un messaggio sinistro e diseducativo: non votate una donna perché è inaffidabile” aggiunge oggi Mogherini e auspica l’intervento della ministra Carfagna (L’Unità, 10 dicembre).
Anche Giulia Bongiorno è in attesa e anche la sua è una gravidanza complicata. Per questo aveva adombrato la possibilità di non essere in aula per il voto, ma i maligni insinuarono che fosse una scusa per nascondere il dissenso da Fini. Furiosa ha replicato: “Questa è una percezione maschilista della gravidanza, declassata a strumento di falsificazione del reale e di fuga dai propri doveri e dalle proprie responsabilità” (Repubblica, 11 dicembre).
La terza pancia che ha inciso nel totovoto è della futurista Giulia Cosenza, costretta a letto per complicazioni legate alla gravidanza. Una soluzione sarebbe, ha azzardato Mogherini, che tre donne Pdl si astenessero dal voto per compensare l’assenza obbligata delle sfiducianti (Corriere della sera, 14 dicembre). Fair play, o solidarietà di genere, di un altro mondo. Più pragmatica l’idea di Bongiorno: cambiamo il regolamento e introduciamo per questi casi il voto per delega o per via telematica.
Nell’attesa della riforma le tre deputate sono andate a votare, Bongiorno in sedia a rotelle e Cosenza in ambulanza.