“Credete che la morale borghese abbia fatto della sessualità un segreto da nascondere? Nemmeno per sogno: le tecniche della confessione hanno trasformato il sesso in un infaticabile produttore di discorsi di verità…”. Così Michel de Certeau parlando dell’opera di Foucault.
Tra le mie piccole letture estive gli scritti di de Certeau su “Storia e psicanalisi”. Ho pensato, avendo sotto l’ombrellone anche i giornali con le registrazioni dei dialoghi tra Patrizia D’Addario e Silvio Berlusconi, e la sua ultima confessione, “non sono un santo” in un mondo pieno di “belle figliole”, che non solo la storiografia – dopo Freud, Lacan e il femminismo – ma anche la cronaca dovrebbe imparare a fare i conti con il “ritorno del rimosso”.
Soprattutto da parte maschile. Qualcuno, da quando Veronica Lario ha aperto il “caso”, ci ha provato. Penso a vari commenti di Adriano Sofri, Gad Lerner, Francesco Merlo, Massimo Gramellini… Ma è al livello del discorso politico che siamo di fronte a un vuoto sconcertante. Non solo da parte degli amici del premier, che minimizzano e ammiccano, quando non fanno e scrivono di peggio, ma anche da parte dei suoi oppositori. Tentativi maldestri di “parlamentarizzare” lo scandalo, oppure prese di distanza discutibili: non siamo i guardiani della moralità del premier.
Si oscilla tra la strumentalizzazione e la rimozione.
Eppure ciò che è accaduto e che viene svelato non può non sollecitare un giudizio pubblico. E l’accenno di “confessione” ora venuto dal protagonista apre a suo modo un “discorso di verità”. Questo discorso riguarda la condizione della sessualità maschile in un’epoca – direbbe Ida Dominijanni – postfemminista e postpatriarcale, e anche la condizione del potere maschile. Che l’esercizio del potere, tanto più è esteso e intenso (e quello di Berlusconi lo è in modo del tutto particolare), si unisca per gli uomini molto spesso a una dimensione abnorme della sessualità non è cosa nuova. Nuovo è il contesto culturale, sociale, simbolico.
Berlusconi è sicuro che la sua mezza confessione compiaciuta incontri un consenso maggioritario. Qualche sondaggio sembrerebbe contraddirlo. C’è incertezza perché credo che la sessualità maschile, per così dire, non si sia ancora completamente ripresa dalla scossa che ha subito nell’ultimo mezzo secolo dalla rivoluzione delle donne. E’ tentata da un discorso che la rassicuri: tutto in fondo è come è sempre stato o tornerà come prima.
Ciò che bisognerebbe elaborare è il fatto che ormai sappiamo esistere una ineliminabile dissimmetria nel desiderio degli uomini e delle donne. (Vale soprattutto per Silvio e Veronica, ma persino scorrendo quelle registrazioni ciò emerge: le galanterie del premier, che forse finge con se stesso una “conquista”, l’attenzione della signora per la busta non ricevuta e i suoi problemi immobiliari da risolvere). Inoltre abbiamo bisogno di una nuova idea di libertà e di etica. Non può certo bastarci la reazione – peraltro incerta, quando non ipocrita – della tradizione, anche religiosa.
Un discorso “politico” che non si interroghi sul desiderio e sulla libertà, a partire dalla differenza dei sessi, non può avere oggi alcuna pretesa di verità. E’ un discorso che interpella noi uomini. Se sapremo rispondere si aprirà anche una nuova interlocuzione tra uomini e donne?