Conviventi e gay, divorziati/e o singoli/e, che fare dopo il Family day? Se lo chiede Maria Laura Rodotà sul Corriere della sera il 13 maggio. E propone, scherzando ma non troppo, il “lodo Mastella”: continuare a inneggiare alla famiglia e “simpaticamente” distruggerla. Oppure sarebbe più saggio, per i cosidetti “laici”, buttarla in politica? Lo fanno in molti, come Lucia Annunziata che spiega (La Stampa, 14 maggio) che i cittadini vogliono “famiglia, stato, cittadinanza, sicurezza” e quindi, cara sinistra, hai sbagliato, dovevi gestire diversamente il Family day.
Altro errore, politico e culturale, la “contromanifestazione” di piazza Navona. Ha accreditato una visione manichea (scrive Alberto Leiss su www.donnealtri.it), del tipo “Reazione Cattolica e di Destra” contro “Italia Laica, Progressista e di Sinistra”. E per dire che la Reazione ha fatto cappotto basta saper contare. Infatti, scrive Edmondo Berselli su Repubblica (14 maggio), “la prima e fondamentale conseguenza del Family Day” è la saldatura “tra ampi settori del mondo cattolico e la destra italiana”.
“Un senso comune reazionario di massa” quello di piazza San Giovanni, stigmatizza Ida Dominijanni sul Manifesto (13 maggio), “senza nessuna arma culturale di contrasto dell’ideologia globale teletrasmessa da Ratzinger dal Brasile”.
O.K. Se ne può discutere. Va ripensata la “laicità”? Certo. Così come vanno fatte politiche per le famiglie, (precariato e Ici compresi). Ma prima, e oltre, non bisognerebbe mettere un punto fermo? E cioè che è un BENE che la famiglia piramidale, chiusa all’esterno, egoista, ipocrita, autosufficiente, proprietaria, dominata dal maschio-padrone sia in crisi. Non solo tra i laici ma anche nel “paese invisibile” che celebra Marina Corradi su Avvenire (13 maggio). Ed è MERITO principalmente delle donne e del femminismo che sia successo.
Solo se si riconosce questo punto di partenza, io credo, si può ragionare su come riempire quel “vuoto” di autorità, quel “disordine”, che la “perdita del primato maschile” ha prodotto. Ne scrivono, tra pochi altri, Letizia Paolozzi e Alberto Leiss www.donnealtri.it), ma anche Giuseppe De Rita quando si chiede quale “benedizione” trasmettono ai loro figli i partecipanti al Family Day (La Stampa, 15 maggio).
Come aiutare allora gli “ex patriarchi spodestati”, cattolici o no, ad assumere nuove responsabilità? Come sostenere le donne, cattoliche o no, divise tra libertà e maternità? Qui sta il punto. I Dico sono solo un pretesto. Ideologico. Carico di paura e di crudeltà.