Sì, c’è un preoccupante ritorno di tendenze censorie.
I giornali ne parlano – Michele Ainis e Riccardo Barenghi sulla Stampa, Pierluigi Battista sul Corriere, per citare solo alcuni interventi – e se ne discute in tv. Ultimi fatti che hanno sollevato più di un interrogativo, il “blitz” del garante della Privacy, Francesco Pizzetti, che vieta con pene severe di diffondere materiali a sfondo sessuale e relativi all’inchiesta detta “vallettopoli”, a meno che non siano di interesse pubblico (ma chi lo riconosce?), e analogo”blitz” di un’altra “authority”, quella sulle Comunicazioni, contro le trasmissioni pornografiche notturne in tv.
Un certo allarme mi avevano suscitato altri episodi, di segno anche molto diverso. Il coro di critiche – varie donne, la Cgil – contro la pubblicità di Dolce & Gabbana in cui si vede una donna aggredita, “atterrata”, da un bullo con altri maschi indifferenti intorno. Invocazione al “giurì” perché quei manifesti fossero tolti di mezzo. Decisione di D&G di ritirarlo comunque.
A Genova, negli stessi giorni, un fatto curioso: una assessora alle pari opportunità che critica pubblicamente il manifesto che promuove la mostra di un maestro rinascimentale, Luca Cambiaso, perché ritrae una donna nuda in posa molto sensuale. Una scelta maliziosa dei curatori? Quel pittore ha eseguito opere molto più castigate; perché non scegliere tra queste? Sul Secolo XIX anche lo scrittore Maurizio Maggiani, non senza il gusto del paradosso, respinge quasi fossero oscene, pornografiche, quelle immagini “manieristiche” del pittore cinquecentesco. Sono il frutto di una società profondamente corrotta…
Ma che c’entrano la pornografia e le bellezze profane dell’arte rinascimentale con le foto proibite di Silvio Sircana, forse in cerca di piacere a pagamento?
Un filo rosso c’è, ed è lo specchio di una sessualità maschile che non sembra più capace di stare al mondo. La cosa esplode se si intreccia con l’esercizio del potere. Ricordate il sexgate del povero Clinton? Non tanto “povero”, poi, se non era stato capace di capire che non si addiceva al suo ruolo pubblico quell’esercizio erotico nella Sala Ovale.
Tuttavia il nostro animo è diviso. Da garantisti e persone di mondo diciamo: anche se fosse vero che il portavoce del governo cercava amore a pagamento, sono fatti suoi, non deve dimettersi per questo. Non gettiamogli la croce addosso. E un’informazione civile non doveva pubblicare il suo nome. Ma in un’altra parte del nostro cervello si rincorrono due domande: non doveva stare più attento, visto il suo ruolo? E poi: si deve proprio accettare come normale che un signore sposato e con figli vada a puttane (o perlomeno sembri che lo faccia, che lo desideri)?
Una risposta di cui sono abbastanza sicuro è che non sia una buona scelta, in ogni caso, affidarsi alla censura. Lo ha capito e lo ha argomentato lo stesso Sircana.
Quelle foto in bianco su alcuni giornali sono state più imbarazzanti delle foto vere. La pubblicità di Dolce & Gabbana metteva in mostra un donna molto bella e molto forte (come ha notato Luciana Littizzetto), circondata da uomini violenti, abulici, inutilmente bisunti. Davvero dobbiamo chiedere a una qualche autorità di eliminare tutte le pubblicità che possono essere considerate offensive della dignità femminile?
In queste immagini – note e ignote, nei nudi femminili che deliziavano nobili e cardinali nell’Italia del ‘500, nelle oscenità notturne in tv, e in quelle che emergono dalle carte giudiziarie di “vallettopoli”– si parla del desiderio maschile. Anche negli aspetti che sono inaccettabili – la violenza – e che fanno problema (la prostituzione, il rapporto con il potere e la morale pubblica). Più che censurare e rimuovere è meglio guardare, interrogarsi e interrogare, cercando di tenersi al riparo dagli eccessi di ipocrisia. Tra uomini e donne.