Pubblicato sul manifesto il 21 gennaio 2025 –
Due citazioni, per cominciare.
La prima: «Il preside vorrebbe approfondire l’aspetto della parità di genere, perché lei è sempre molto attenta a queste tematiche. Il preside è molto interessato, lei ha conseguito un master qualche anno fa e promuoverà degli incontri, coinvolgendo i ragazzi su questo tema».
La seconda: «Io ho tre figli, due sono maschi. E con loro ho capito quanto sia importante lavorare su nuovi modelli maschili. Prima c’era una società patriarcale, ora questo modello è in crisi, è giustamente criticato e i ragazzi spesso non sanno che direzione prendere, vivono la confusione dei modelli, non vorrei essere nei loro panni. Bisogna, quindi, alimentare gruppi di autocoscienza, di confronto, collettivi che aiutino a creare un’identità. Gli uomini dovrebbero essere consigliati in questa direzione».
A parlare nel primo caso è la vicepreside di una scuola superiore. Si vede che Giorgia Meloni non è la sola a spostarsi dall’uso del maschile quando nomina se stessa nella veste di “Primo ministro”, al femminile quando urla nei comizi di essere “donna, madre, cristiana…” ecc.
Il maschile resta appiccicato al ruolo di maggiore potere. Donne che si potrebbero considerate cadute in trappola non lo mollano perché temono che il femminile faccia, stregonescamente, svanire quell’agognata potente condizione conquistata sfondando qualche “tetto di cristallo”.
La seconda frase è dell’attrice Anna Foglietta, protagonista di serie televisive di successo e di un dialogo di 4 minuti con Massimiliano Caiazzo che racconta molto sulle dinamiche della violenza maschile in una coppia (https://www.facebook.com/watch/?v=1495594938017378). Qui in trappola sembrerebbero i giovani maschi. In cerca di nuove identità dopo il cambiamento aperto dalla rivoluzione delle donne.
Le due citazioni sono tratte dal libro, In trappola (edizioni del Sole 24 Ore, 2024) scritto da Chiara Di Cristofaro, Simona Rossitto, Livia Zancaner, colleghe del Sole e impegnate nel blog del quotidiano Alley Oop, sui temi delle relazioni tra i sessi.
È una ricerca dedicata alla condizione di ragazze e ragazzi ragionando sul “come liberarsi da stereotipi e modelli sessisti”. Che offre molti spunti per decostruire anche gli stereotipi circolanti sul mistero della reale condizione giovanile. Nel mondo che ha vissuto il femminismo, la rivolta del me-too, che fruisce di media ogni giorno attenti alla violenza maschile, e che ha ascoltato ieri i propositi del nuovo presidente americano, un uomo che è stato appena condannato per aver comprato il silenzio di una donna con la quale aveva fatto sesso a pagamento. E che sembra incarnare il peggio delle reazioni maschili alla nuova libertà femminile.
Se Anna Foglietta scrive la prefazione, la vicepreside che declina la preside al maschile si incontro al capitolo 9, sulla sessuazione del linguaggio. Che cita poi il caso opposto dell’Università di Trento, che ha adottato il “femminile sovraesteso”. Definito ufficialmente “La rettrice”, il rettore Flavio Deflorian ha ammesso di averci riflettuto parecchio.
Le “trappole” che questa nuova inattesa epoca ci tende sono davvero numerose.
Si osservano con preoccupazione gli adolescenti che usano ore e ore i cellulari e che li utilizzano per “controllare” la partner. Ma non sarà che questa abitudine al controllo digitale lo hanno imparato da padri e madri che sorvegliano ossessivamente grazie ai devices ogni movimento e comportamento dei figli?
Il volume è anche una miniera di fonti indicate dai quadratini magici che indicano ai nostri cellulari che cosa farci scoprire in rete. E intervista decine di ragazzi e ragazze, e di esperti e esperte fuori dagli schemi.