L’ha fatto con i gesti, le risate, i brindisi, gli sguardi critici.
E con le parole.
Queste parole si trasformano in ricordi ed è una ricchezza della quale le siamo grate.
Il nostro occhio interiore – l’occhio della memoria – è quello con cui riusciamo ancora a vederla, a tenerla accanto a noi.
Giovanna non si sbracciava mai.
Compariva come un folletto, camminava lieve e sfidava il silenzio.
Non voleva sedurre.
Aveva la voce bassa.
Mostrava una certa indifferenza per le malizie dell’abbigliamento.
Parlava solo se aveva qualcosa da dire.
Non cominciava mai una frase senza sapere quando e come sarebbe finita.
Non era emotivamente labile. Credeva nelle istituzioni, in una sinistra moderna (che non saprei descrivere); forse una sinistra senza angoli acuminati.
Parlava e scriveva con fierezza del suo luogo d’origine, Fontanellato.
Coltivava le relazioni.
Con lei, con Pat, io e Franca Chiaromonte fummo inseparabili nelle cene, nelle vacanze, nelle riunioni politiche.
E tra piazza Navona e piazzetta del Fico; in Sardegna, nel Salento, tra Specchia e Otranto, tra Santa Maria di Leuca e le Sciare.
Quando Franca si ammalò Giovanna e Pat vennero a Brissago. Una clinica che un tempo avrei definito per la riabilitazione antiautoritaria.
Dove si fumava al bar, nella hall, nei corridoi. Giovanna e Pat trovarono quel luogo un paradiso.
Anche nell’era del vittimismo, Giovanna non si presentò mai come vittima.
Si appassionò al cinema: a Marylin Monroe, all’Ulivo, al tennis.
Aveva con le canzoni un rapporto privilegiato. Arrivava in Sardegna munita delle compilation di quelle italiane anni Settanta. Sapeva a memoria “Io vagabondo”, “Io vorrei non vorrei/ma se vuoi”, “Amore bello”.
Non aveva grande interesse a comprendere le oscillazioni del cuore umano.
Non dava consigli se non di lettura.
Le piaceva dire la verità.
Non era una donna che si lasciasse definire dagli altri.
Assaporava la gioia sulla terra.
Preferiva bere gin tonic.
Credeva nella differenza essenziale tra ciò che possiamo e ciò che non possiamo cambiare.
Tra le cose che sono in nostro potere e quelle che non lo sono.
Oggi, in nostro potere è il rapporto con Giovanna, il fatto che
sia stata mia, nostra amica. E continuerà ad esserlo.
Gli amici di Giovanna Grignaffini – ricordata domenica 21 marzo a Bologna – fanno un invito: “Per chi lo desidera è possibile fare una donazione con causale Giovanna Grignaffini ad ORLANDO APS, IBAN IT 53 M 02008 02435 000106063067 o a Fondazione ANT Italia ONLUS, IBAN IT49 Z 0707 202402 000000062395”