Pubblicato sul manifesto il 6 settembre 2022 –
Mariano Giustino è il bravissimo corrispondente dalla Turchia di Radio Radicale. Venerdì scorso (https://www.radioradicale.it/riascolta?data=2022-09-02) ho appreso da lui – tra l’altro – che sono in corso iniziative delle forze di opposizione a Erdogan che, se raggiungessero le forme di azione comune finora mancate, potrebbero sconfiggerlo. Il “tiranno” (ma la Turchia è una repubblica presidenziale autoritaria in cui però si vota ecc.) non ha una buona situazione interna, anzi è pessima soprattutto per la crisi economica, il consenso al presidente, mai stato plebiscitario, cala: e questo lo spinge a un attivismo internazionale frenetico.
Ma la parola di oggi Giustino l’ha pronunciata a proposito delle non buone relazioni tra il paese di Erdogan e la vicina Grecia, entrambi alleati nella Nato. C’è un contenzioso sugli spazi aerei confinanti e sulla possibilità di usare aerei da caccia di fabbricazione russa. Se ho capito, la Grecia ne possiede di vecchi modelli e li usa, ma la Turchia non può utilizzarne altri, di tipo più moderno, per le regole della Nato, ed è molto infastidita (la guerra, allo stato di potenzialità sempre immanente, è fatta anche di competizioni economiche che si caricano di cangianti dinamiche geopolitiche).
Fatto si è che aerei turchi, durante una esercitazione Nato, si sarebbero avvicinati troppo ai caccia greci in questione. La Grecia ha inviato un rapporto di protesta alla Nato accusando la squadriglia turca di avere “molestato” i propri velivoli militari.
In che cosa potrà mai consistere una “molestia” perpetrata da un aereo militare a reazione nei confronti di un suo simile? Ho immaginato che la parola – ormai, dopo il MeToo, ci fa immediatamente pensare alle inopportune se non criminali “avances” sessuali maschili – fosse transitata dal linguaggio erotico-giuridico a quello militare per qualche oscuro legame inconscio, in un ambito discorsivo molto segnato dalla presenza di noi uomini.
Ipotesi avventata. Una rapida ricerca on line digitando i termini molestie, aerei militari, Nato ecc. tra decine e decine (in realtà chissà quante migliaia) di notizie relative a molestie sessuali agite da militari di tutte le forze – esercito, marina, aviazione, corpi speciali, polizia.. – contro le loro colleghe soldate, è saltata fuori anche questa definizione: “nel linguaggio militare, tiro di molestia, azione di artiglieria che tende a ostacolare i preparativi del nemico”. Ti sparo, ma solo un po’, forse non voglio nemmeno ucciderti – certo salvo qualche “effetto collaterale” – ma farti chiaramente capire che cosa ti aspetta se ti muovi in una certa direzione e con intenzioni malevole. Chissà che l’ostentazione di forza con qualche cannonata non possa produrre lo sbocciare di una imprevista relazione amicale, se non proprio amorosa.
Del resto molestia – dal latino molestus – ha a che fare con l’altra parola latina moles, cioè mole, una massa pesante. “Gravoso; indi Penoso – recita il dizionario etimologico online – Importuno, Noioso, Incomodo, Rincrescevole, Spiacevole, disgustoso e simili”.
Anche il caccia a reazione ha una sua considerevole stazza, e forse basta una virata improvvisa, un colpo d’ala, per “molestare” significativamente il vicino aereo alleato ma anche sempre potenzialmente nemico.
In fondo questo confusa deriva dei significanti erotico-bellici potrebbe aiutarci. Nell’orrendo conflitto che stiamo vivendo la fase delle “molestie” (prima del 2014?) è già lontana, siamo alle ferite mortali. Ormai prossimi al momento in cui lo “stupro” di Putin contro l’Ucraina produrrà anche il suicidio dell’aggressore e forse il peggio per noi tutte e tutti.
Quando ci fermeremo?