Penelope Jane è nata con una canzone. Anzi, cantando. Così si legge sul sito di sua mamma (giannanannini.com). Grazie a Pilates sono bastate due spinte ed ecco la creatura tanto attesa: pesa 2.530 grammi, è lunga 48 centimetri e ha i capelli rock. “Ogni tanto penso a te, sposti tutti i miei confini, Amor, che bello darti al mondo” canta la mamma nel cd preparato durante la gravidanza. I dischi precedenti costituiranno una collana in vendita dal 4 dicembre con L’Espresso e Repubblica. “Giannissima rock” titola il settimanale per lanciare l’iniziativa. “Emozionante. Scandalosa. Attuale”, a soli 9,90 euro in più.
Penelope non solo ha già una canzone, ma anche un corredo di polemiche. Quelle dell’estate, quando fu annunciato il suo arrivo. Una mamma single, “polisessuale”, di anni 54 (ma c’è chi giura che siano 56): trionfo del desiderio e della libertà femminile oppure dell’irresponsabilità e della dittatura delle biotecnologie?
E quelle innescate proprio da sua madre, con una lettera rivolta a lei, bambina non ancora nata, e affidata a Vanity Fair. Con foto in copertina (17 novembre) con pancione e maglietta con scritto “God is a woman”. Dio è donna, “lo capirai presto -scrive mamma- e lo capiremo insieme”. Nel resto della lettera la rivendicazione orgogliosa “del diritto che ha ciascuno di noi di fare quello che vuole, quando vuole con chi vuole” e la risposta a quanti avevano sollevato critiche e dubbi.
Irresponsabile io? Per fare figli ci vuole una “patente di idoneità”, e io -scrive la cantante- questa patente l’ho presa. “Perché negli anni ho imparato a vivere e a amare”. Un modo poco rock di “pontificare sulla maternità altrui” commenta Il Giornale (18 novembre). “Una provocazione”, per Avvenire.
E il giorno dopo, ancora sul quotidiano dei vescovi, la lettera di Giorgia Meloni, ministra della gioventù, che racconta lo sconcerto per una telefonata dell’ufficio stampa della cantante poche ore prima del parto. Effettivamente sconcertante: le veniva chiesta una dichiarazione “per creare un po’ di dibattito intorno all’ evento”.
Ecco la prova, per il direttore di Avvenire, che lo staff dell’artista vuole usare quella madre e il suo vissuto “al pari di un suo disco, mero prodotto da promuovere”. Seguiva replica indignata dello staff, pubblicata solo sul sito di Nannini.
Ma non è finita qui
. Anche il ginecologo Severino Antinori, spregiudicato pioniere della fecondazione assistita, polemizza. Con il ginecologo della cantante che ha sostenuto che Nannini non ha avuto bisogno di ovodonazione. “Impossibile a quell’età”, sentenzia Antinori, così si diffondono false aspettative tra le pazienti (La Stampa, 28 novembre). O meglio tra le clienti.
Intanto Penelope cresce.