Signor Presidente, cari colleghi, sono circa dieci volte (forse anche di più) che il Parlamento si riunisce in ordine alla cosiddetta emergenza Campania. Il fatto che da tredici anni si parli di emergenza già ci mostra che stiamo adoperando una parola assurda: un’emergenza che dura tredici anni è una normalità, e questa normalità senza governo ha generato una sfiducia totale e un’esasperazione enorme.
C’è un elemento che risulta finora un po’ fuori dall’attenzione del dibattito e, purtroppo, anche delle misure proposte dal Governo. Perché i cittadini della Campania sono così arrabbiati, e perché sono così contrari a qualsiasi tipo di impianto? Perché sono trent’anni che convivono con alcune centinaia di discariche illegali, che hanno avvelenato il territorio e ucciso di tumore, in alcune aree, almeno una persona in quasi ogni famiglia. In quel territorio si ha un’incidenza del 28 per cento in più rispetto ad altre regioni d’Italia.
I cittadini della Campania sono arrabbiati, perchè dopo quindici anni alla vergogna del trasferimento dei rifiuti tossico-nocivi da tante imprese del centro-nord al sud – tali rifiuti erano conferiti direttamente nelle mani della camorra da molte imprese, che così risparmiavano sui costi – si è aggiunto il disastro di un ciclo dei rifiuti inesistente in ordine ai rifiuti solidi urbani.
I cittadini non accettano nessun impianto normale, in quanto da trent’anni li facciamo convivere con impianti illegali. Dobbiamo rendere loro sicurezza, salute e bonifica, se vogliamo che riescano a farsi carico in modo civile, aperto e democratico dei loro compiti, rispetto ai rifiuti che essi stessi producono e al loro smaltimento.
Il territorio campano – soprattutto la provincia di Napoli – è diventato un cimitero avvelenato che uccide i suoi abitanti, e vorrei che tale aspetto fosse posto maggiormente al centro anche del provvedimento che adotterà il Governo nei prossimi giorni.
Come Sinistra Democratica non ci vogliamo nascondere i problemi politici e non vogliamo tacere sulle responsabilità.
Quando si sostiene che in Campania sono fallite intere classi politiche, ora di centrosinistra e prima di centrodestra, non credo che si stia compiendo una forzatura: si afferma la verità. Se siamo di fronte a venticinque-trent’anni di ingovernabilità di un intero ciclo e di un intero sistema, non possiamo concentrarci sull’ultimo provvedimento, sull’ultima discarica, sull’ultimo Ministro dell’ambiente e sull’ultimo presidente della regione, che pure ritengo molto responsabile di quanto sta accadendo.
Ritengo responsabile, però, anche la magistratura, che, dopo venticinque anni di denunce di molti sindaci, non ha chiuso neppure una discarica abusiva; ritengo responsabile l’Impregilo di Romiti, la FIAT e la Fibe, che non è stata capace di imbastire nemmeno una parvenza di ciclo integrato dei rifiuti; ritengo responsabili molti sindaci, che non hanno svolto il loro dovere. Chiedere le dimissioni solo di questo o di quell’amministratore – oppure di tutti – oggi non sembra prioritario, ma, soprattutto, a nostro parere non è risolutivo.Quelle classi politiche, in queste ore, stanno già facendo i conti con le loro responsabilità. I cittadini campani stanno maturando il loro giudizio: con il passare delle settimane, ritengo che ciò sarà sempre più evidente, e che tutti coloro che hanno fallito faranno fatica a non prenderne atto.
A noi, oggi, spetta un altro compito: indicare ipotesi, soluzioni e strade percorribili per fornire a quel territorio risposte rapide nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Il Governo ha formulato alcune proposte condivisibili: iniziare subito la raccolta differenziata è una proposta seria, così come ipotizzare il commissariamento dei comuni che non lo faranno;. ha ragione l’onorevole Mazzoni ad affermare che la raccolta differenziata non si realizza in quindici giorni, che almeno si cominci a farla. È importante prevedere anche una sanzione.
Mi pare inevitabile inviare il Genio civile (che interviene anche per le alluvioni e per i terremoti) – e non l’esercito in armi – a sgomberare le strade, così come è inevitabile chiedere uno sforzo solidale a quei comuni e a quelle regioni che saranno disponibili a compierlo, in un’ottica di cooperazione, di consenso e di discussione con le regioni e i comuni stessi, senza alcun atto di imposizione. Dovrebbero essere meglio precisati, inoltre, i siti delle discariche, che sono ancora una volta molto generici, e dovrebbe essere posto l’accento sul ruolo più importante delle province.
Sono stata amministratrice locale, non avrei mai pensato di realizzare una discarica in un’oasi del WWF, come Serre, o in una discarica esaurita come quella di Pianura, che è stata aperta per quarant’anni ed è stata chiusa da Bassolino, dicendo che era una discarica esaurita. Bisogna scegliere con competenza i luoghi delle discariche, che devono avere le caratteristiche adatte. Non passerebbe mai per la testa ad alcun sindaco – né in Lombardia, né in Veneto, né in Emilia-Romagna – di realizzare una discarica in un parco naturale o in un’oasi del WWF. Perché i campani dovrebbero accettare di raccogliere l’immondizia in un’oasi naturale?
Molti cittadini hanno protestato per questa ragione. I siti devono essere individuati bene e devono avere caratteristiche determinate.
Dovremmo chiedere ai presidenti di provincia di individuare nella loro provincia i siti più adatti (come avviene in molte province del centro-nord, attraverso i piani provinciali dei rifiuti), indicandoli con il consenso dei cittadini.
Vorrei tornare brevemente sulla bonifica: è positivo che nelle misure predisposte dal Governo sia previsto un piano urgente e preciso di bonifica delle discariche abusive e di rifiuti tossico-nocivi, gestito non dal Commissario per i rifiuti ma da un Ministro del Governo o dalla Protezione civile. Peraltro, senza niente in cambio, anche questo piano del Governo non avrà alcuna possibilità di riuscita. I cittadini della Campania devono capire che chiediamo loro un patto, e che il Governo è disponibile e si fa garante della bonifica del territorio di quella regione.
Non credo, come ha affermato qualcuno, che si stia abusando della paura delle popolazioni, dicendo che gli impianti fanno male. Credo che le popolazioni campane abbiano vissuto sulla loro pelle una realtà troppo lunga di abusi, di dissesti e di avvelenamenti territoriali e che oggi lo Stato debba cercare di recuperare la fiducia dei cittadini nei propri confronti. La fiducia nello Stato e nelle sue istituzioni si è, infatti, incrinata pesantemente in tutti. Non la si è cercata, e non si è mai interrotta la catena di criminalità, pesantemente attiva ancora in queste ore. Non è vero, infatti, che nelle discariche di rifiuti tossici, in questi giorni e in queste ore, non sta arrivando più nulla dal Nord. Purtroppo, arrivano ancora carichi incontrollati e velenosi, che continuano ad avvelenare il territorio. Per ripristinare quella fiducia bisogna, dunque, iniziare subito la bonifica.
Vorrei aggiungere, infine, una considerazione abbastanza scontata, ma che a volte per alcuni non lo è, ossia che i rifiuti sono fatti di tante materie diverse: sono secchi o umidi, comprendono carta, vetro, plastica. Sono i centri di compostaggio la prima condizione per differenziare la raccolta, per riciclare i materiali e per ridurre la quantità di rifiuti alla fine del ciclo. Limitarsi a urlare a gran voce che occorrono gli inceneritori e tante discariche può sembrare la soluzione più rapida, ma, in realtà, non è così. Il ciclo comincia dalla differenziazione e dal compostaggio e finisce nella termovalorizzazione della parte restante, che, se si effettua una buona differenziazione, naturalmente diminuisce.
Non si possono bruciare i rifiuti così come sono. È vietato sia dalla legge italiana che dalla normativa europea, quindi non induciamo i cittadini italiani a pensare che si possa prendere un sacco di rifiuti e buttarlo dentro all’inceneritore per risolvere il problema. Sono frottole, a meno che non si intenda scegliere la strada sciagurata della regione Sicilia, che in effetti incenerisce tutto con un piano regionale, che mi auguro – abbiamo buone speranze – sarà bocciato dall’Unione europea.
Concludo dicendo che ho sentito in Aula accenti durissimi non solo contro il Ministro dell’ambiente, ma contro la cultura ecologista, che è la mia e di molti, Verdi e non, che fanno parte della sinistra plurale e unitaria che si sta formando in questo Paese.
Non ci siamo mai opposti a impianti che sostenessero un ciclo serio dei rifiuti. Incolpare gli ambientalisti di ciò che accade in Campania è sbagliato: è un bersaglio in totale malafede.
In tante regioni del centro, del nord e anche del sud, le associazioni ambientaliste e gli ecologisti di varie aree politiche si sono adoperati in prima persona per costruire cicli funzionanti e per salvaguardare l’ambiente. Su molte questioni siamo noi ecologistiche da circa trent’anni or sono, abbiamo cominciato a spiegare alcuni paradigmi dello sviluppo.
Non siamo retrogradi, ma abbiamo occhi ben aperti su alcuni temi come energia e inquinamento. Non guardiamo indietro, al medioevo; intendiamo guardare avanti, salvaguardando la salute dei cittadini, la scienza, la ricerca e una cultura politica avanzata, che non faccia strame di qualsiasi regola.