Vorrei dire a Livia Pomodoro di non sentirsi né avvilita né offesa, non questa volta. A me sono immediatamente piaciute queste tremende giudichesse femministe e comuniste – che «tolgono ai ricchi per dare ai ricchi» come scrive qui Monica Luongo – liberate nel mondo delle parole e dei simboli da un cavaliere colpito negli affetti più cari, il portafoglio.
Liberate, proprio così. Mi è sembrato che per quelle vie oscure e basse che gli sono proprie B. abbia dato voce alla paura di fronte a una potenza, a un ordine che non è più nelle sue-loro mani.
E abbia liberato, voce dal sen sfuggita, quelle femministe che dovrebbero essere l’arma suprema, la minaccia fine-di-mondo per riconquistare le adoranti masse femminili di un tempo. E che gli si rovesciano contro, e non risultano – unite a quel comuniste che detto al femminile cambia il paesaggio – sfigate, sconfitte, perdenti. Piuttosto donne che possono, hanno potere.
Sarò strana, è da ieri sera che rido tra me e me
Il video con l’intervista a Livia Pomodoro