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Dal lutto all’amore. In penombra

14 Marzo 2025
di Titti Folieri

Come si affronta la perdita di un essere caro?
Chi sopravvive resta solo di fronte alla perdita, al vuoto lasciato dalla persona scomparsa che porta via con sé anche un tempo della nostra esistenza. Si rimane in compagnia di ricordi che sono l’unica testimonianza di aver vissuto davvero, di non aver immaginato, ma fino a quando saremo in grado di ricordare?
C’è una possibilità di salvezza: scrivere, fermare le immagini che ci ritornano a visitare, le frasi dette, le sensazioni provate, piccoli dettagli che nascondono altre profondità, in qualche misura rendere onore all’essere amato perché ci ha consentito di diventare ciò che siamo. Un gesto di gratitudine.
Ci sono incontri significativi che ci lasciano dentro un segno importante, il dono di un’alterità che ci ha arricchito, che ci ha permesso di conoscerci, di scoprire aspetti di noi sconosciuti, di rivelarci senza difese. La ricchezza degli scambi “amorosi” sta proprio nell’apertura del cuore che ci permette di comprendere, di accettare, di perdonare i nostri limiti e quelli degli altri, di curare vecchie ferite.
E non serve mettere etichette per definire i rapporti, a volte sono indefinibili, come in una lingua straniera ci sono eccezioni, extra, fuori dalle convenzioni, fuori dai contratti sociali. A dispetto di chi vuole attribuire i permessi a ciò che è consentito vivere tra gli esseri umani.
La storia raccontata da Katia Ricci, In penombra (Led Flaneurs Edizioni, 2025, Pag. 113. Euro 139, è la storia di una perdita e del lutto che ne consegue. La narrazione parte da un messaggio sul cellulare che informa della scomparsa di qualcuno di amato. Una notizia inaspettata che apre la necessità di raccontare. L’altro ha lasciato il suo corpo, il suo ruolo sociale, il nome, la famiglia. Non è più presente con i suoi messaggi notturni per augurarci la buona notte.
E da qui parte la rievocazione della storia, di come la voce narrante, pur dichiarando che non sia tutto vero, inizia a tracciare i primi passi di un viaggio di conoscenza di sé, del vedere la propria fragilità che richiede di essere ascoltata. Si rivolge ad uno specialista per ricevere aiuto; una relazione tra una paziente e uno psicoterapeuta, con un tempo limitato da un appuntamento, il luogo uno studio, stanza in penombra, le finestre protette da tende, chiamato setting. Lentamente prende piede il transfert dell’analizzata verso il medico, con il risveglio di ricordi e delle forti emozioni a esso collegate.
La costruzione del racconto non segue un filo lineare, essendo l’inconscio risvegliato fuori da coordinate razionali e i vari capitoli del racconto cercano di ricostruire la nascita di una relazione che prende i colori di un sentimento forte che, ricambiato, spezza la regola del rapporto terapeutico.
La consapevolezza della trasgressione diventa motivo di indagine, il dubbio attraversa la scrittrice che pensava di interrompere la terapia ma ”In seguito lui mi disse che aveva capito che avrei abbandonato gli incontri se non avesse trovato un’altra strada, che fu quella di far leva sul bisogno d’affettività”.
Oramai il rapporto ha cambiato forma e chi scrive ricostruisce le varie sfumature di un sentimento imprevisto, nato in un’età in cui si pensa non ci sia più spazio per relazioni amorose. Alcune pagine racchiudono una messa a nudo di un’anima che grazie all’amore riscopre che “il piacere fa paura perché è rivoluzionario, rompe regole e divieti”. E non solo, ma ci mette in contatto con un’energia vitale, potente, che nella tradizione Tantrica Indiana è chiamata Kundalini, situata alla base della colonna vertebrale.
“Vorrei sentirti, ascoltare la tua voce, avere i tuoi abbracci e le tue carezze. Non so se trovo senso nei tuoi baci, ma tocco l’eternità. Il paradiso, la visione di Dio sono certa che sono modellati sulla sensazione che si prova nell’amore. Quell’attimo di pienezza, di abbandono totale, come se niente ci fosse stato prima e come se niente ci sarà poi, è l’eterno, l’infinito.”
“Oggi è stato bello stare con te, diverso dalle altre volte.(…) Volevo allagarti di parole come un fiume che tracima e ricopre i campi in cui scorre, in modo da riempire lo spazio incolmabile tra me e te. Poi L’abbraccio, il bacio delle labbra cedevoli, il profumo della pelle che annunciava un altro profumo più intenso e caldo,intimo, nascosto.(…) Tutte le cellule corrono insieme per riunirsi tra ansimi e sospiri in un unico momento, un punto rosso che mette fine ad ansie e timori e placa momentaneamente il desiderio. Lì non esiste altro, solo io, solo tu, solo un assoluto che ci unisce.”
Lo scavo interiore della psicoterapia donerà all’autrice momenti di estasi, di lucida consapevolezza, di scoperta di se stessa, ma anche di capacità di accettare ciò che la vita ci offre e di goderne pienamente.

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