FLOW – UN MONDO DA SALVARE – Film di animazione di Gints Zilbalodis–
Questo delizioso film d’animazione è completamente senza parole e senza musica, si sentono solo i versi degli animali. È stato presentato al festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, conquistando sia il pubblico che la critica.
È il secondo lungometraggio del lettone Gints Zilbalodis (che lo ha realizzato tutto da solo) e all’Annecy International Animation Film Festival ha vinto 4 importanti premi tra cui quello del pubblico e della giuria. Ha entusiasmato vari registi tra cui Guillermo del Toro che afferma «Magnifico, lascia senza fiato! È il futuro dell’animazione» e si profila in “pole position” quale candidato ai prossimi Oscar nella categoria dell’animazione.
Il filmato è un gioiello a basso costo, realizzato con un software open source – Blender, un software disponibile a tutti – e un motore grafico simile all’Unreal Engine. Si vede che è un tipo di animazione povera, anche perché ha le caratteristiche di scarsa definizione e di illuminazione dei videogiochi. Questo film procede per piani sequenza, cioè lunghe scene senza montaggio, come farebbe un operatore con la videocamera.
Io ci ho trovato (ma ammetto che sono di parte) la supremazia dell’intelligenza del gatto su quella del cane: tutto solo, indipendente, non fa gruppo, ed è costretto ad escogitare sempre una soluzione a ogni problema che si presenta.
L’avanzare della marea che seppellisce tutto spaventa il gattino nero che perde man mano tutti i suoi punti di riferimento: il letto, la casa, il giardino e i boschi dove giocava e così via…spaventatissimo dall’acqua che avanza cerca di saltare sulle rocce ancora affioranti e, alla fine, trova rifugio in una barca malconcia che dovrà, suo malgrado, condividere.
Mentre la terra priva di esseri umani è invasa dalle acque, si ritrova su una sorta di “arca di Noé” con un gruppo variegato di animali, tra cui un lemure, un cane labrador, un capibara e una gru, all’inizio diffidenti e litigiosi ma alla fine, inseparabili.
Sempre più affamato cerca di acchiappare qualche pescetto che nuota in superficie e solo vinta la sua atavica avversione nei confronti dell’acqua imparerà a tuffarsi e a risalire per procurarsi il cibo.
La metafora della cooperazione e della solidarietà nel momento del bisogno è esplicita così come evidente è il tema della devastazione dell’ambiente. Inesorabile è il livello distruttivo della marea ma alla fine il pianeta troverà un suo equilibrio.
Molti sono gli spunti cinematografici della storia, ma si differenzia notevolmente dai “cartoni animati” di Walt Disney, è meno mieloso: gli animali di Flow non sono antropomorfi, non stanno su due zampe, non hanno alcuna umanizzazione. Senza che nessuno parli né possa assumere espressioni umane, noi capiamo ogni cosa, compresi i sentimenti che si agitano in questi animali: quando hanno paura, quando sono gelosi, quando sono preoccupati e quando sono contenti di rincontrarsi.
Dal punto di vista della resa grafica gli animali qui sono abbozzati in contrapposizione alle architetture accurate, agli elementi naturali e ai paesaggi definiti. Ma i movimenti degli animali sono precisi e realistici.