Ada, la nonna di 104 anni guarita dal Coronavirus a Biella.
Nella narrazione contemporanea esistono ipocrisie che tendono a trasformarsi in leggi. Per carità, non ho intenzione di fare le pulci a nessuno, ma quando Ursula van der Leyen (molto sbandieramento di sé per via che è madre di sette figli), nota anche per aver definito i coronabond “solo uno slogan”, dice che gli anziani vanno tenuti a casa isolati fino a gennaio, viene (naturalmente a chi ha dai sessant’anni in su) una certa ansia.
Il corpo reagisce, che non è male in questo tempo immobile nel quale ti senti il cervello rattrappito come un pezzo di stoffa di cattiva qualità e pure l’anima non se la cava tanto bene.
Bisogna ammettere, però, che la discriminazione dei vecchi – se di discriminazione si tratta e non di vera e propria persecuzione – non è di oggi.
Esce i primi di marzo su un grande giornale l’intervista a un anestesista che spiega (in linea con il testo “etico” della Siaarti, Associazione degli anestesisti e rianimatori) che si è costretti a selezionare per i posti in terapia intensiva, badando all’età e dunque alle patologie del paziente. Contano i lustri e l’annesso corteo di cardiopatie, asma, enfisema, stato non proprio ideale del pancreas, fegato, reni.
In Svezia, paese dove dal ’36 al ’76 fu mantenuto un programma eugenetico, circola un documento interno dell’Accademia Karolinska, università cui fanno capo la formazione e la ricerca medica, nel quale si legge che se hai più di una disfunzione d’organo e un’età tra i sessanta e gli ottanta, non entri in terapia intensiva. Di fondo, la scelta è ovviamente comprensibile ma la mancanza di posti letto e di respiratori, hanno indotto alla “tentazione di scivolare dal realismo al cinismo” (Andriano Sofri
sul Foglio di sabato 11 aprile).
In Italia pesano anche altri macigni. I tagli alla Sanità hanno preparato il terreno per l’emergenza del coronavirus; non voglio processi o colpevolizzazioni manettare ma almeno che siano riconosciute le mancanze. Per riattrezzare gli ospedali, per costruire i presidi sanitari territoriali.
Nel frattempo, le Rsa hanno accatastato cadaveri. Ora, di fronte al tributo di morte pagato dalle persone anziane (altro che sapienza dei vecchi, trasmissione di esperienza, riconoscimento del ruolo che hanno avuto nella ricostruzione del dopoguerra), viene spiegato che l’isolamento rappresenta una misura di protezione da parte di questo Stato che però non fornisce mascherine, guanti, tamponi, che lascia sguarniti i medici di base, che ha delle voragini quanto ad assistenza a domicilio.
Avrete sentito più di un amico invocare: Datemi il tampone!
Quando si afferma di aspettarsi dalla scienza e non dalla politica risposte precise (ieri il ministro Francesco Boccia sul
Corriere della Sera) una si domanda se non avrebbe fatto meglio a dedicarsi a un mestiere più adatto del tipo coltivare patate.
Ancora sulla “protezione” dei vecchi invocata dalla bionda presidente della Commissione europea e rivolta a chi è “colmo d’anni”. Andrà protetto costui da uno stile di vita improntato a “sesso, droga e rock’n’roll”? Anche lui si sarà buttato nel week end del 7 marzo sugli impianti funiviari?
Va bé, l’anziano è più fragile ma questo non significa più sciagurato. Lo incontri poco al rave party, all’apericena anche se di desideri ne ha pure lui. Come il ventenne, salvo che si dirigono su altri oggetti da quelli del ventenne.
Perché trattarlo da eterno bambino? Peraltro, la presidente della Commissione europea intenderebbe tenerlo chiuso fino alla fine dell’anno. E liberarlo con il picco di freddo di gennaio?
Comunque, si progetta di vietare all’ottantenne la sosta sulla panchina. Vuoi vedere che rompa il
lockdown? Se va avanti così, lo accuseranno del reato “di epidemia colposa”.
Zaia intanto ha ammesso che “le attività” nel Veneto già funzionano al 60 %. In Lombardia, quasi la metà delle imprese (450mila su 800mila) tra autocertificazioni e deroghe, sono in funzione. Certo, il corpo dell’anziano nulla produce. Tutt’al più, con la pensione, mantiene il/la nipote.
D’accordo con Naomi Klein che adesso ribellarsi è difficile. Tuttavia, nella tua infinita pazienza, puoi sognare, magari, una
class action. E pazienza se la ministra Lamorgese ti accusa di aver bevuto il latte dei “focolai estremisti”: tu, con gli anni che ti porti addosso, sei affezionata alla libertà. Più che all’obbedienza.
Avete visto per caso che faccia determinata aveva nella foto la signora di Biella di 104 anni, guarita dal Covid-19?
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