Pubblichiamo l’intervento di Vincenzo Vita all’incontro “Sulla violenza.Ancora”, rivisto dall’autore.
Nel bel documento che ha preparato la riunione c’è un punto che sollecita, deve sollecitare, una riflessione profonda, perché induce a connessioni teoriche e pratiche. Quando si afferma che “nella sessualità maschile viene in primo piano la questione del potere” si coglie un tema enorme, che travalica persino la questione drammatica di cui si discute: la crisi delle forme tradizionali delle mediazioni politiche, sociali e culturali ha tolto ogni maschera al potere.
Quest’ultima parola è persino mutata nella sua semantica. La brutalità dei rapporti di forza nell’era del capitalismo neo-liberista ha svelato la forma naturaliter violenta e pornografica del potere. E la violenza sulle donne – fino al femminicidio – è la componente più odiosa e feroce di un clima di opinione pesante, diffuso nell’area dark dei comportamenti. Le prevaricazioni maschili sono antiche e si perdono nella notte dei tempi. Tuttavia, il maschilismo con gli accenti grevi ma tradizionali sembra ora diventato l’avamposto di una vera e propria terribile “destra culturale”.
Non stiamo parlando tanto e solo delle forze politiche che agiscono nella sfera pubblica, quanto dei grumi individualisti e autoritari impiantati nei desideri profondi di parti della società. Modelli di consumo segnati dal narcisismo del “super-uomo”, il bombardamento della violenza trasferita nell’immaginario dalla sbornia televisiva commerciale, la riabilitazione dei fascismi apparsa nella cancellazione della memoria collettiva. Ecco, forse, il terreno fertile dell’eversione antifemminile. Il corpo delle donne diviene il bersaglio preferito di una violenza cinica e senza ideologie vere di riferimento, il luogo dell’esercizio prediletto del declino dell’uomo-persona.
Il potere, separatosi dalla politica come ha lucidamente sottolineato l’ultimo Bauman, è nella parabola estrema di una storia sempre terribile, ma non così intrisa di dura spietatezza e di spirito di guerra.
Potere e guerra; potere e controllo delle identità attraverso gli oligarchi dei dati. Qui stanno chiavi di lettura da non sottovalutare per capire l’abnorme crescita della violenza sulle donne. Ed è proprio per questo che agire in simile decisivo territorio assume una valenza generale. E qui passa anche la ri-costruzione del senso della politica. Da lì riparte la r-esistenza.
L’Associazione per il rinnovamento della sinistra sta preparando, insieme al Centro per la riforma dello stato, proprio un convegno sul potere e la violenza per il prossimo mese di maggio. Questo seminario è davvero un’ottima base di discussione.