Come previsto, si sta tentando di occupare lo spazio lasciato vuoto di senso dalle ultime strampalate elezioni con le consuete analisi sugli “errori che abbiamo fatto a sinistra”, con il “dove abbiamo sbagliato”, con il “potevamo evitare”, ecc. ecc. E’ possibile che l’ondata populista travolga ancora e ancora tutto questo interrogarsi consueto e tutte le consuete analisi che ritengo, se non sbagliate, quantomeno incongrue e insufficienti.
Penso sia necessario, almeno tra donne pensanti e tra quelle fedeli al femminismo radicale, riconoscere che si può ritenere una responsabilità storica delle donne il non avanzare, e non studiare come sostenere con autorevolezza le ragioni popolari, strappandole alla deriva populista. Le donne che oggi si mettono in lista, che sono già o che andranno in Parlamento, che fanno o che faranno le ministre, le sottosegretarie, le segretarie, ecc. ecc. probabilmente continueranno a commettere il peccato di omissione o di ignavia nei confronti delle pratiche politiche e della sapienza femminile pazientemente guadagnate nei secoli, per non dire nei millenni. E rimanendo nell’ignavia e nell’omissione determineranno ciò che è evitabile, come sono evitabili i riti del potere misogino, delle bugie di Stato, della mortificazione del merito, della corruzione.
Se tutto questo non è ancora evitato nella politica istituzionale, non si può più dire che è “colpa” degli uomini, i quali sappiamo bene quanto amino anche le loro catastrofi, quanto le incubino con un certo godimento, indifferenti alle conseguenze per tutti e per tutte. Oggi, è responsabilità piuttosto grave non onorare con tutta la forza e l’autorità necessarie ciò che è stato fatto e pensato dalle nostre simili, un cammino che ha condotto la rivoluzione femminista al punto in cui è oggi, mentre non smette di proseguire. Noi sappiamo, possiamo, pensiamo amorevolmente per tutti. Lo stanno mostrando le compilatrici dei manifesti che stanno facendo fare un altro passo avanti alla rivoluzione delle donne: #time’s up, #metoo, #wetoo, dissenso comune, 8MHuelga feminista…
Nelle istituzioni è scomparso il coraggio che ha animato quelle che hanno scritto dall’interno del PCI “La carta delle donne”, ormai molti anni fa? Oggi manca il coraggio e la sapienza per scrivere il manifesto delle donne che intendono occupare spazi di governo in cui finalmente sia dichiarata finita la subordinazione al sistema delle pratiche misogine dei partiti e delle istituzioni?
Stiamo cercando una risposta, mentre cerchiamo di tenere ben presente che TIME’S UP vuol dire anche IT’S TIME.