CORPO E ANIMA – Film di Ildikò Enyedi. Con Géza Morcsanyi, Alexandra Borbély, Ervin Nagy, Pàl Macsai, Jùlia Nyakò, del 2017. Fotografia di Màtè Herbai, Musiche di Adàm Balàzs –
A teströl ès a lèlekröl, in originale, è un film piuttosto inusuale della regista Ildikò Enyedi, già vincitrice nel 1989 della Caméra d’or al Festival di Cannes per Il mio XX secolo. Ho l’impressione che ultimamente stia rinascendo una cinematografia ungherese dopo il picco di qualità registrato da questo Paese, all’epoca dei registi come Miklòs Jancsò negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Una certa insistenza del primo piano e l’importanza dei suoni, mi hanno evocato Il Figlio di Saul di Làszlò Nemes del 2015 – film che ho trovato assolutamente strepitoso – mentre per la persistenza della macchina da presa su dettagli raccapriccianti (del macello dei poveri bovini non ci risparmia niente!) mi ha ricordato il modo di scrivere di un’altra ungherese Àgota Kristòff e il suo romanzo della Trilogia della città di K piuttosto ricco di particolari truculenti.
La vicenda è ambientata appunto in mattatoio industriale, ubicato nella periferia di un piccolo paesino, dove avverrà l’incontro di due solitudini: quella di Endre (il bravo Géza Morcsanyi), il Direttore finanziario, e quella di Màrika (la molto brava Alexandra Borbély), la nuova giovane addetta al controllo qualità. Lui è un uomo con il braccio sinistro paralizzato, un po’ depresso e piuttosto rassegnato a vivere una vita monotona e ormai senza più emozioni. Lei sembra fredda e distaccata da tutti, non socializza con gli altri lavoranti e ama restare sola; ha una memoria di ferro e sul lavoro applica, con una pignoleria ossessiva, lo stesso ordine e disciplina che utilizza nella gestione della sua vita privata. Si scoprirà solo più tardi che è stata una bambina autistica e sta tentando di uscire, a fatica e poco alla volta, da una prolungata pubertà. Entrambi svolgono un lavoro a contatto quotidiano con la morte e vivono immersi nell’odore del sangue, infatti, vedono uccidere e squartare buoi e tori ogni giorno.
Ma durante la notte Endre e Màrika sono legati in un sogno ricorrente: entrambi sognano di essere due cervi liberi di camminare e correre nella foresta innevata, di bere nei ruscelli e di amoreggiare. Raccontati casualmente i reciproci sogni, nasce tra loro un’innegabile intimità in crescendo man mano, nonostante la differenza di età, le timidezze e le ritrosie. Attorno ai due protagonisti, Ildikò Enyedi tratteggia tutta una serie di personaggi caratterizzandoli molto bene: dal giovane sbruffone al poliziotto corrotto, dalla psicologa sexy al grasso collega frustrato.
Le bellissime scene dei due cervi eleganti e sinuosi aumentano il contrasto con le diverse ma analoghe goffaggini (fisiche e psicologiche) dei due protagonisti.
Corpo e anima può essere considerato sia una commedia un po’ surreale sia un dramma simbolista; a mio avviso è soprattutto una storia d’amore che può soddisfare anche i più riottosi cinéphiles.
Il film ha vinto meritatamente l’Orso d’Oro 2017 a Berlino e rappresenterà l’Ungheria al prossimo premio Oscar 2018.