UN PADRE UNA FIGLIA (Bacalaureat) – Film di Christian Mungiu. Con Adrian Titieni, Vlad Ivanov, Lia Bugnar, Malina Malovici, Maria-Victoria Dragus –
Bacalaureat, il titolo originale, è un bel film intenso sui rapporti interpersonali di una famiglia nell’attuale realtà rumena. Tratta della difficoltà di trasmettere valori morali ai nostri figli quando noi stessi viviamo in un ricatto continuo nella nostra vita quotidiana.
Un bravo medico chirurgo lavora in ospedale e non ha mai accettato né bustarelle né tangenti e – forse per questo – vive al piano terra di un insediamento popolare nella periferia di Baia Mare, una cittadina transilvana ai piedi dei Carpazi, vicino alla più grande e nota Cluj-Napoca. Ciò che il regista mostra di questa cittadina sono i luoghi grigi del lavoro, della scuola, dell’ospedale, della caserma di polizia. La camera riprende prevalentemente gli interni evidenziando le abitazioni piene di oggetti, di centrini ricamati a mano, di memorie affastellate. Qua e là uno sprazzo di panorama, tipico mitteleuropeo, con colline e molto verde.
Romeo Aldea (un bravissimo Adrian Titieni) è sposato con Magda (Lia Bugnar) ma da qualche tempo il loro rapporto è in crisi tant’è che lui dorme sul divano. Ha un’amante Sandra (Malina Malovici), una giovane professoressa della scuola frequentata dalla figlia Eliza (Maria-Victoria Dragus). Per Romeo sua figlia e il suo futuro sono una speranza e un sogno: Eliza è molto brava a scuola e riesce a ottenere una borsa di studio a Cambridge per studiare psicologia. L’unica cosa che manca per partire per l’Inghilterra è l’esame di maturità. Quest’obiettivo da raggiungere diventa l’ossessione di Romeo che, come purtroppo molti genitori, impongono più o meno inconsapevolmente i loro desiderata ai figli convincendoli, magari amorevolmente, ad accettarli e farli propri. Andare via dalla Romania, considerato un paese corrotto e senza speranza, infatti, è ciò cui aspira Romeo: «Siamo tornati qui nel 1991 pieni di speranza – dice il chirurgo alla figlia– e abbiamo sbagliato». È stata, infatti, nel 1989 la sommossa popolare che ha portato, contemporaneamente alla caduta del muro di Berlino, alla caduta di Ceausescu e della potente moglie, facendo sperare in un futuro migliore che purtroppo non c’è stato.
Il giorno prima della prova scritta – in Romania gli esami sono quasi sempre scritti – la ragazza viene aggredita per un tentato stupro e, nel resistere, si fa male al braccio destro oltre a subire uno choc. Le sue possibilità di ottenere ottimi risultati all’esame diventano, tutto insieme, scarsi– ci vuole una media del nove per la borsa di studio – e il padre disperato cerca in tutti i modi di aiutarla. Cede pertanto a quel traffico di “favori” che lo vede, forse per la prima volta, in un giro di scambi equivoci superando il limite della legalità, pur di vedere realizzato il “suo” sogno per la figlia. Moglie e figlia sono contrarie, ma con forza non sufficiente per farlo desistere.
Così va avanti tutto il film in un crescendo di problemi quotidiani e affettivi. Sandra è stufa di fare l’amante di nascosto, di essere sempre seconda alla famiglia di Romeo, e rivendica attenzioni. Eliza scopre il rapporto clandestino del padre, mentre la moglie gli chiede di andarsene via di casa e lasciarle le chiavi. I procuratori distrettuali lo interrogano e lo tampinano perché uno dei suoi pazienti – guarda caso proprio quello che lo deve aiutare nei voti della figlia – è indagato per corruzione e le sue telefonate sono state intercettate…
Christian Mungiu è considerato uno dei più bravi esponenti del “Nuovo Cinema Rumeno” e il suo film è prodotto dai fratelli Dardennes. Premiato meritatamente come migliore regia a Cannes nel 2016, Un padre una figlia costituisce un crudele spaccato sulla Romania attuale ma anche un’intensa riflessione sui rapporti genitoriali apprensivi e fusionali.