L’Italia è in attesa dell’”Uomo della Provvidenza”, o forse lo ha già trovato. Anzi, ne ha trovati più di uno. E’ molto logico: il paese è stremato dalla crisi, non ne può più di una classe ( o casta) politica fallita, ha paura del futuro. Non può che affidarsi alla certezza di un capo carismatico, più che alla obsoleta dialettica tra una destra e una sinistra fatta di partiti e coalizioni (oggi peraltro di assai incerta identità).
Lo ha scritto alcuni giorni fa sul Corriere Ernesto Galli della Loggia, pensando esplicitamente a Matteo Renzi: così si spiega la sua straordinaria ascesa. Ma proprio la grande attesa potrebbe determinarne il rapido crollo, se deludesse le speranze suscitate.
Non poteva mancare la replica della dirimpettaia Repubblica: nel suo editoriale domenicale Eugenio Scalfari ha bacchettato Galli. Quello di cui parli e che in un certo senso invochi – gli ha detto – è stato il regime di Benito Mussolini! Quanto a Renzi, sta già sbagliando tutto. Il “fondatore”, in realtà, non nasconde le sue simpatie per l’altro “giovane competitore” in casa Pd, Enrico Letta. E ricorda che a sinistra, anche quando hanno dominato figure dotate di grande carisma e popolarità – da Togliatti a Berlinguer – ciò è sempre avvenuto sullo sfondo di una robusta dialettica plurale ai piani alti del vecchio Pci.
E’ quasi tutto vero, al di là della plemica, ma in questi discorsi sulla “leadership” sentiamo che manca qualcosa di essenziale.
E’ istruttiva, per esempio, l’analisi della “personalizzazione” mancata nel maggiore partito del centrosinistra, il Pd (ex Pci, Pds e Ds) che fa nel suo ultimo libro Mauro Calise ( Fuorigioco). Per Calise la “personalizzazione” della politica e della leadership è un dato strutturale della democrazia dell’alternanza nell’era della comunicazione (come insegnano gli Usa e altre democrazie occidentali, oltre alla nostrana parabola di Berlusconi): nella sinistra postcomunista italiana hanno prevalso invece spinte contrarie, “oligarchiche”, persino animate – anche – da buone intenzioni democratiche. Ma il risultato è stato paradossale: gli uomini che potevano vincere, e hanno anche parzialmente vinto, come Prodi, D’Alema, Veltroni, o i sindaci di alcune grandi città (Bassolino, Cacciari) sono stati, o si sono da sè medesimi, azzoppati. Mentre il partito ha subito un processo di “micronotabilizzazione” (anche dovuto a meccanismi elettorali controproducenti) che ha irrigidito le correnti e reso assai scarsa l’apertura alla società. Chi invece ha capito che della personalizzazione non si poteva più fare a meno è stato un vecchio leader del Pci come Giorgio Napolitano (oggi accusato da Grillo e da altri di aver instaurato una sorta di monarchia). L’ ultimo paradosso è che il partito oligarchico e retto alla base da “micronotabili”, è stato spazzato via (forse) dal ciclone Renzi.
D’altra parte bisogna saper fare i conti non solo con il ruolo politico fortissimo del presidente Napolitano, ma anche con il doppio leaderismo populistico di Berlusconi e Grillo…
Allora non c’è alternativa al “personalismo”?
Anche l’analisi di Calise ha i limiti di una politologia un po’ astratta. Forse è il momento di porsi domande più radicali sul senso stesso oggi della democrazia rappresentativa e dei meccanismi di costruzione dell’autorità politica. Lo fa da un punto di vista appunto radicalmente differente Annarosa Buttarelli nel suo volume Sovrane. Una rassegna teorica e storica sulla possibilità e l’esistenza concreta di un altro modo di gestire il potere politico, pensato e praticato da donne, basato sulle relazioni sessuate, e non sulla logica della rappresentanza e della delega, con i molti strumentalismi che la accompagnano.
Che il tema sia all’ordine del giorno lo rivelano certi segnali linguistici e alcune scelte concrete ( al di là della dirompente messa in scena – anzi in osceno – che ne ha fatto il Cavaliere in questi anni). Nel suo discorso di insediamento al vertice della segreteria del Pd Renzi ha dato ragione a Civati, che ha parlato di “questione maschile”, piuttosto che di “questione femminile”, e ha aggiunto che sarebbe bello avere il tempo di discutere delle tesi di Recalcati sull’”evaporazione del padre” e sul “complesso di Telemaco”. Non basta dunque brandire la “rottamazione” per costruire un nuovo ordine nelle relazioni tra figli e padri. Come non basta nominare tante (giovani) donne nella segreteria, in direzione, o nella giunta comunale, per dar vita a relazioni tra i sessi realmente diverse sul terreno del potere e dell’autorità.
Non è una faccenda (solo o prevalentemente) quantitativa. A monte resistono vecchie ambiguità e verità rimosse sul terreno della parità e dell’uguaglianza dei sessi. Interessante qui – per concludere – la ripubblicazione del vecchio libro di Ivan Illich Genere (1982), basato sull’assunto che la maggiore trasformazione indotta dalla società capitalistica industriale sia stata la cancellazione forzosa della differenza dei sessi, in favore di un ideologia del neutro, in cui peraltro la condizione femminile in realtà peggiora. “Il linguaggio comune dell’epoca industriale è contemporaneamente – scrive Illich – neutro e sessista”.
Una cosa che si tende a rimuovere nei discorsi sulla “personalizzazione” è che il ruolo dei media, tra tv, web, giornali ecc. non è solo distorsione, ma anche – io credo in grande misura – rappresentazione della verità della persona. Berlusconi, pur dicendo spudoratamente moltissime bugie, ha sempre comunicato la verità di se stesso, del suo mondo e della sua visione del mondo. Competere con lui vuol dire essere capaci di rappresentare una verità diversa, a partire dal proprio corpo, dagli atti e dalle parole, dalle relazioni reali con gli altri e le altre che si espongono alla luce dei riflettori. Lo stesso vale per il fenomeno Grillo.
Forse anche questo è un nuovo modo di declinare il vecchio motto femminista “il personale è politico”?
da leggere:
Mauro Calise, Fuorigioco. La sinistra contro i suoi leader. Laterza 2013
Annarosa Buttarelli, Sovrane. L’autorità femminile al governo. Il Saggiatore 2013
Ivan Illich, Genere. Per una critica storica dell’uguaglianza. Neri Pozza 2013
Luisa Muraro, Autorità. Rosemberg & Sellier 2013