Ci sono volte in cui il mondo sembra andare all’incontrario. Così succede che per parlare (solo parlare, purtroppo) della fame nel mondo, prima ancora del Papa, prendano la scena una signora che viene dal paese che nega la Shoah, spara sui dissidenti e imprigiona le donne nel velo e un leader che festeggia la fame con un raduno di belle ragazze tra i 18 e i 25 anni alte almeno un metro e settanta. Alla rovescia appare anche tutto il vertice Fao contro la malnutrizione, con le delegazioni nei ristoranti più lussuosi della capitale e nelle suite da 750 euro a notte (Il Messaggero, 16 novembre).
Ma torniamo alla performance della signora Ahmadinejad e delle altre First lady dei “mariti dittatori” (Caterina Soffici su Il Riformista 17 novembre) alle quali L’Unità ha dedicato la copertina (“Donne contro la fame”, 16 novembre): un segnale del fatto che “le donne si impongono, esigono spazio e autonomia, prendono decisioni. Anche avvolte nel nerissimo chador di Azam al Sadat Farahi”, come scrive Paolo Conti sul Corriere della sera (16 novembre)?
Oppure espediente propagandistico che nasconde dietro lo stereotipo rassicurante
Fiamma Nirenstein (Il Giornale, 17 novembre)?
E il grottesco raduno di Gheddafi come lo vogliamo interpretare? Folklore da satrapo? Oppure qualcosa che meriterebbe indignate proteste (almeno pari a quelle suscitate dalle feste di Villa Certosa) come scrive Pierluigi Battista su Facebook?
“Scandalizzarsi almeno un po’ bisogna” suggerisce Maria Giovanna Maglie, anche se Gheddafi è bene “non averlo come nemico, viste le folle di diseredati dal mondo in attesa di trasbordo che stazionano in Libia” (Libero, 17 novembre).
Quali donne dovrebbero indignarsi, si chiede invece Lia Bonelli (Gli Altri, 17 novembre), visto che donne sono anche quelle che “non solo hanno accettato di venire soppesate sul profilo fisico, ma hanno poi quietamente ascoltato il colonnello”?
Sdrammatizza Maria Bellucci sul Corriere della sera (17 novembre), una delle duecento partecipanti, laureata con una tesi su Oriana Fallaci e l’Islam nonché iscritta al portale Hostessweb. “Quando ho visto l’invito –racconta- mi sono messa il tailleur nero della laurea, tacco dieci e poco trucco e sono andata all’appuntamento con Mirella, hostess come me. L’agenzia ci ha dato subito un voucher per ritirare, a fine lavoro, i 75 euro pattuiti”.
Troppo pochi, visto che sono state a digiuno tutta la sera e a mezzanotte le cenerentole se ne sono tornate a casa “affamatissime”.