Se su Vanity Fair Fiamma Satta deve precisare che la violenza sulle donne “non è una tiritera”, vuol dire che il 25 novembre, “giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne”, è diventato una data rituale. Il rischio “tiritera” c’è sempre quando anche la più sperduta commissione pari opportunità, ogni piccola istituzione declinabile al femminile, ogni insegnante appena un pizzico progressista, organismi di categoria, sindacati, collettivi di qualsivoglia tipo si sentano in dovere di celebrare la scadenza con convegni, festival, tavole rotonde.
Basta una piccola navigazione su internet per rendersene conto. Che una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, sia nella sua vita almeno una volta vittima della violenza di un uomo, sembra un dato incontrovertibile e comincia a diventare consapevolezza dei maschi il fatto che il problema non riguardi solo “pochi cattivi”, ma tutto il loro sesso.
Anche quest’anno l’associazione “Maschile plurale” ha deciso di uscire allo scoperto con un appello “Da uomo a uomo” (donnealtri.it) che invita alla manifestazione che si è svolta lo scorso sabato in piazza Farnese a Roma. L’intenzione non è quella di lavarsi la coscienza in modo “politicamente corretto”, ma di impegnarsi per “un’altra civiltà di relazioni” (Il paese delle donne on line).
Anche su giornali popolari come Metro troviamo editoriali come quello di Michele Fusco che dichiarano: “lo stalking è maschio” e riconoscono che ci sono “atti inconsulti riconducibili a un sesso”. E se la Confartigianato distribuisce 20.000 sacchetti di pane “perché la violenza non sia più pane quotidiano” (Il Giorno, 19 novembre); se sul sito lameziaweb.biz si rilancia la “campagna del fiocco bianco”; se la staffetta anti-violenza dell’UDI nazionale partita da Niscemi, si conclude a Brescia con assessore e sindacaliste (sassuolo2000.it); se Michelle Hunziker anima il primo spot anti stalking, è inevitabile che i collettivi militanti alzino il tiro.
E che sul sito costruito ad hoc, torniamoinpiazza.it, la manifestazione nazionale del 28 novembre a Roma sia promossa così: “contro la violenza maschile sulle donne, per la libertà di scelta sessuale e di identità di genere”, nonché contro lo sfruttamento del corpo femminile, contro le discriminazioni, contro il razzismo, per una informazione libera e non sessista e per una scuola che educhi alla convivenza civile tra i sessi. E chi più ne ha più ne metta.
Va da sé che lo spot radiofonico di invito al corteo non sarà affidato alla più sexy delle veline, bensì a un’icona della tv di sinistra come Serena Dandini.