La foto l’avete vista tutti sui giornali di domenica 16 novembre. In alcuni era nella versione con signora unica (vedi Repubblica), in altri con due (vedi Corriere della sera). La foto di gruppo dei 20 grandi riuniti a Washington diceva molto sul sesso del potere. Nel primo scatto l’unica donna è Angela Merkel; nel secondo, dovuto all’arrivo, in ritardo, della Presidente argentina Christina Kirchner, le donne sono diventate due; gli uomini (compresi i rappresentanti di Banca mondiale, Onu, Fondo Monetario e Unione europea) ventiquattro.
Un campionario maschile variegato per età, etnia, colore della pelle e abbigliamento. Senza piagnistei prendiamone atto, questa è (ancora) la situazione. Sappiamo benissimo che se ci fossero state più donne in quella foto non per questo saremmo più tranquilli sul destino del pianeta. Semplicemente l’immagine sarebbe stata più in sintonia con la realtà. Siamo però così abituati a vederli monosex i potenti che, con involontaria ironia, Gemma Contin su Liberazione osserva che alla riunione c’erano “troppe prime donne”. E lo scrittore Francesco Piccolo, (autore, per altro, di un romanzo intitolato “La separazione del maschio”), su L’Unità nota che i grandi della terra in quell’istantanea sono fissati nel “sorriso finto da parenti della sposa” e dice di averne timore a causa della loro “fragilità”.
Ma non si accorge che sono quasi tutti uomini.
E’ probabilmente una forzatura assumere quella foto come paradigma della presenza delle donne nella politica del mondo. Anche perché basta sfogliare gli stessi giornali per incontrare autorevoli protagoniste. Ci sono Ségolène Royal e Martine Aubry che si contendono il partito socialista francese; c’è Tzipi Livni, in Israele che si prepara alla campagna elettorale; a casa nostra c’è Emma Marcegaglia che gioca una dura partita con i sindacati e con il governo. E, soprattutto, guardando più lontano e oltre i poteri costituiti, c’è Shamsia, studentessa di Kabul, sfigurata dall’acido dei talebani che dice: “voglio continuare ad andare a scuola, anche se mi colpiranno cento volte”.
In fondo la stessa campagna elettorale americana, nonostante la sconfitta di Hillary Clinton, con Obama accompagnato dalla forte presenza di Michelle e Mc Cain che ha cercato l’aiuto della Palin, ci dice che “la democrazia, attraverso le sue moderne o post-moderne istituzioni spettacolarizzate, ha bisogno di incarnare la differenza dei sessi per mantenere un legame con il popolo” (Alberto Leiss su donnealtri.it). Tranne che nelle foto ufficiali.