Ma che guaio il mondo al femminile» così su Il Giornale (20 settembre) Alain de Benoist apre il dibattito. Il mondo va a rotoli, dice l’ideologo della nuova destra francese, perché la società ha adottato valori femminili. Lo «testimoniano il primato dell’economia sulla politica, dei consumi sulla produzione, della discussione sulla decisione », il declino dell’autorità ma anche lo sfoggio dell’intimità, la moda dell’umanitario, l’ossessione di apparire, l’indifferenziazione sessuale, il narcisismo, l’infantilismo e via elencando tutti i vizi della modernità fino alla globalizzazione.
Il Padre, dice de Benoist, non c’è più. Al suo posto c’è un “papà” che è solo un «sostegno affettivo e sentimentale », «fornitore di beni di consumo ed esecutore di volontà materne», nonché, addirittura, uno che aiuta in cucina, cambia i pannolini e spinge il carrello della spesa. Replica subito Caterina Soffici: «Conosco veri uomini che c a m b i a n o pannolini e finti maschi che si vantano di non averne mai cambiati» (Il Giornale, 21 settembre).
Il giorno dopo è Claudio Risè a spiegare la radice psicoanalitica del pensiero di de Benoist. I padri, divenuti papà, non sono più capaci di rappresentare la Legge e liberare i figli dalla simbiosi con la madre: ecco la ragione del disastro, che è tale anche per le donne, regine spodestate. Sandro Bondi dopo aver dato, come di rito, gran colpa al Sessantotto, si augura che «venga ripristinata l’alleanza del Maschile e del Femminile», (ma chi gli ha detto che era “alleanza” quella di prima?).
La colpa vera è del femminismo, rivela Domizia Carafòli, che ha demolito il modello maschile tradizionale, avvicinato l’uomo alla donna «creando un nuovo ibrido». (Il Giornale, 23 settembre).
Tesi non nuove. È dall’11 settembre 2001, l’attentato alle torri, che la nuova destra occidentale piange sulla virilità perduta. Ed è da prima ancora che le femministe del pensiero più radicale hanno annunciato la fine del patriarcato. Pur riconoscendo che ci troviamo in un’epoca di passaggio e «siamo prese da un sentimento di estrema ambivalenza che ci fa pensare quello che non si osa quasi dire e cioè che: tutto va meglio e tutto va peggio». In realtà continuiamo a «vivere in un mondo che sembra all’oscuro della nostra libertà» (Luisa Muraro, Via Dogana N. 86).
Libertà alla quale le donne, tutte, con il rossetto e senza, non sembrano disposte a rinunciare. Avverte Giordano Bruno Guerri (sempre su Il Giornale dove impazzano le repliche): questa rivoluzione nessuno riuscirà a fermarla «perché va nella direzione evolutiva del genere umano» .