Il 22 aprile Wanda Montanelli, responsabile delle pari opportunità nell’Italia dei valori di Antonio Di Pietro veniva ricoverata in ospedale dopo 42 giorni di sciopero della fame. Protestava “contro la desertificazione delle opportunità femminili in Idv come nella politica e nella società italiane”(Ansa).
La Montanelli ha anche denunciato Di Pietro per aver sottratto alle donne del suo partito 600 mila euro di rimborsi elettorali. Tra gli uomini e le donne delle istituzioni soltanto il Presidente Napolitano si è accorto di lei. La notizia è uscita solo nei lanci di agenzia.
Nello stesso giorno il quotidiano Libero titolava in prima pagina: “Troppe donne”. Gianluigi Paragone firmava l’editoriale dove si deplorava il fatto che quella delle donne ai vertici era diventata una moda. Una moda “zapatera”, diffusa soprattutto a sinistra. Apprezzamenti erano invece rivolti alle donne del centro destra che per fare carriera non devono “ringraziare il Cencelli del panda”.
Sarà per questo che il Pdl, nonostante la schiacciante vittoria, porta solo 11 donne al Senato su 141 e 52 alla Camera su 272. Va un pò meglio il PD, nonostante la sconfitta: 59 deputate su 211 e 38 senatrici su 116 (La Repubblica, 16 aprile).
Qualche aggiustamento insignificante arriva dalle opzioni definitive dei capolista, ma con i numeri delle politiche 2008, dopo tante promesse, l’Italia passerebbe, con il 19 per cento di elette, dal 67° posto al 50° nella classifica mondiale della presenza di donne in Parlamento.
Sarà per mancanza di meriti femminili, come dice Paragone, sarà perché il “Cencelli del panda” funziona poco, sta di fatto che siamo un paese molto, ma molto maschile. E non sembri azzardato confrontare la scarsa presenza femminile in Parlamento con la scarsa presenza di bambini nella società italiana.
Sulla crisi demografica italiana interviene per l’ennesima volta il Corriere della sera (27 aprile), curiosamente nelle pagine della salute. Quasi tutti i paesi europei, Francia in testa, fanno più figli di noi. Il fatto è che spendono più di noi per sostenere la maternità e il lavoro femminile. Congedi per i genitori pagati fino all’80 per cento, rimborso delle spese per asili nido, baby sitter e colf e, (ma qui si tratta di cultura, che poco ha a che fare con quella del Bagaglino), più equa ripartizione del lavoro di cura tra maschi e femmine.
“Colpisce nel confronto –scrive Franca Porciani sul Corriere- che i paesi con un più alto ricorso alla contraccezione, al divorzio (e paradossalmente all’aborto) e dove la donna lavora di più e in modo più flessibile, sono quelli che fanno più figli”.